Orosei, il relitto del KT 12
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Categoria: Racconti
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Data di Stampa: 17 Novembre 2024 alle 19:30
Topic: Orosei, il relitto del KT 12
Postato da: Ugo Gaggeri
soggetto: Orosei, il relitto del KT 12
Postato in data: 03 Settembre 2005 alle 18:58
I relitti sono molte volte oggetto di discussione tra i subacquei: ammassi di ferraglia per alcuni oppure, per altri, cimeli storici. Testimoni di eventi, più o meno tragici, della nostra storia, luoghi in cui il tempo si è improvvisamente fermato, sono contemporaneamente custodi e protettori di creature acquatiche.
Uno dei relitti che preferisco, anche per le decine di immersioni fatte, è il relitto del KT 12 di Orosei in Sardegna.
Varato pochi giorni prima nei cantieri di Livorno, questo cargo armato tedesco venne silurato il 10 giugno del 1943, alle 12 circa, dal micidiale sottomarino inglese Safari.
Centrato da uno dei tre siluri, ci fu una forte esplosione che scosse la cittadina di Orosei: in breve la nave affondò portando con sè il suo carico di automezzi e di carburante destinato alle truppe tedesche che combattevano in Africa settentrionale. Il furioso incendio che seguì all’esplosione non lasciò scampo all’equipaggio e solo tre membri si salvarono allarmati dallo scorgere l’arrivo dei siluri. Il siluro colpì la nave verso prua che si staccò di netto affondando immediatamente; il resto dello scafo continuò a navigare con le macchine ancora accese disperdendo tutto il suo carico. Molti fusti di carburante giunsero fino a riva e vennero utilizzati per le macchine agricole per molto tempo: questo è il motivo per il quale il relitto è conosciuto dagli anziani della zona come la”petroliera”.
A causa della dinamica dell’affondamento i siti principali sono due: la prua e, a circa 800 metri, lo scafo. Lo scafo si trova a circa 32 metri di profondità su un fondale sabbioso e distante circa 1 miglio dalla costa costituita dalla lunga spiaggia di Osala. Esso è in pieno assetto di navigazione con il cannoncino, il reperto più simbolico, che guarda verso l’alto. Altri reperti sono il timone di manovra situato a poppa, l’ancora di rispetto, le mitragliatrici che cadute dal loro sostegno si trovano ora sul ponte superiore, quella di sinistra, e sul fondo sabbioso, quella di dritta.
Le stive, poste verso prua, sono pienamente accessibili e contengono ancora qualche fusto di carburante. La cabina di comando è collassata a causa della catena dell’ancora di un mercantile che arando è andata a colpire il relitto; il ponte inferiore offre l’accesso alla sala macchine, alla cucina e ad un bagno. Molto bella è la visione d’insieme allantanandosi un poco dalla poppa: le eliche insabbiate, alcuni fusti parzialmente collassati di cui uno ospita un bel esemplare di spirografo. Nello stesso tempo è interessante distaccarsi pochi metri dal lato di dritta per osservare una gru semovente e la fauna che che popola la zona. Cernie, murene, gronghi, corvine saraghi, cicale sono gli abitanti abituali; ho avuto modo di osservare anche grossi balestra, ricciole e …….. una coppia di tursiopi (una sola volta, purtroppo!!). Tra le alghe che rivestono lo scafo si può osservare la presenza di sargassi.
La prua, riversa sul lato sinistro, si trova a circa 29 metri di profondità sempre su un fondo sabbioso. Tra le lamiere, avvolte in parte da reti, si vedono delle murene, gronghi, cicale, piccole cernie e una nuvola di castagnole. La prua ci indica anche la strada per arrivare ai resti di un autocarro: il pianale con il motore, la leva del cambio ed i pneumatici perfettamente gonfi.
L’immersione non presenta grosse difficoltà; a volte si incontra una forte corrente che costringe di fare la discesa, e di conseguenza la risalita, lungo la cima di ormeggio ma che scompare a partire da circa 20 metri di profondità lasciandoci quindi esplorare tranquillamente il relitto. La profondità poco rilevante ci permette, inoltre, un buon tempo di fondo, senza decompressione, incrementabile utilizzando miscele nitrox.
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Dott. Ugo Gaggeri
Medico del lavoro
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