Il canto delle balene (per MondoMarino, Alessandro PAJNO)
Megattera, sottordine dei Misticeti, dal greco mega=grandi e pteron=pinne ovvero grandi pinne e ci si riferisce a quelle pettorali. E’ una specie distribuita in tutti gli oceani, dall’Artico all’Antartico. Si pensava che non erano in grado di superare l’equatore, ragion per cui le popolazioni artiche e antartiche erano separate. Un'altra teoria sulla separazione delle popolazioni dell’Artico ed Antartico, si basa sullo sfasamento delle stagioni tra i 2 emisferi, quando la popolazione meridionale è vicina all’equatore, la cospecifica popolazione settentrionale sta trascorrendo l’estate a nord. Recenti studi hanno però dimostrato un interscambio nello stock presente alle Hawaii e quelle del Messico che si uniscono nelle zone di alimentazione dell’Alaska. La megattera ha una mole di 30 tonnellate capace di movimenti e specialità aggraziate tra le quali il flipper-slapping, con il quale l’animale schiaffeggia ripetutamente la superficie con la pinna ed il lobtailing, uno schiaffo sull’acqua con la coda. L’acrobazia maggiormente interessante è quella definita breaching, ovvero il saltare fuori dall’acqua. Le megattere quando sono in aria si avvitano e cadono sulla schiena, ma ciò non sempre riesce ed allora si prendono una bella panciata e la testa sbatte violentemente sull’acqua tant’è che al malcapitato animale passa per un pò la voglia di saltare. Come tutti gli altri cetacei, anche la megattera è incuriosita dal mondo esterno, tanto da cacciare saltuariamente gli occhi fuori dall’acqua e dare uno sguardo in giro, questo comportamento è definito spyhopping. Le megattere hanno anche un complesso sistema di comunicazione basato su suoni e canti, utilizzato soprattutto nel periodo riproduttivo nelle acque tropicali nella fase di corteggiamento, quest’ultima caratterizzata talvolta, dal fatto che viene espresso tramite una sorta di danza che gli animali effettuano in sincronia, emergendo e nuotando con estrema grazia. Le megattere raggiungono la maturità sessuale tra i 4 e 7 anni. I piccoli nascono in inverno, in acque tropicali, dopo una gestazione di 11-12 mesi; vengono allattati per 5 mesi. Dopo tale periodo i piccoli sono in grado di seguire il gruppo su per le rotte migratorie verso i Poli. Essendo un animale sociale, l’unione più stabile è proprio quella tra madre e figlio e può durare oltre un anno. Per tale ragione i parti avvengono, in genere, ogni due anni e la femmina può contemporaneamente allattare ed essere gestante. Ritornando ai canti, ognuno di essi può durare anche più di un ora e mezzo ed è articolato da diverse componenti, da un minimo di due ad un massimo di nove temi diversi che si susseguono sempre secondo un ordine ben preciso all’interno di una popolazione di megattere ed intervallati da pause per respirare. Si sono sentiti questi canti anche in estate nelle acque fredde antartiche dove questi enormi cetacei vanno ad alimentarsi, questo porta a spostare la tesi sull’utilità di questi canti dacchè richiamo sessuale a strumento per il mantenimento dell’ordine sociale come il rispetto della gerarchia nei maschi. Curiosamente nelle acque di tutto il mondo le popolazioni delle megattere intonano sempre lo stesso canto, che con il tempo si modifica e tutti gli animali seguono questi cambiamenti. Oggi la caccia ha ridotto drasticamente il numero di megattere di circa 1/10 stimando circa 12000 unità. Nel Mediterraneo la megattera è stata vista solo 4 volte. La velocità media con cui si muove una megattera è di circa 1.6 Km/h. Le sue tecniche di alimentazione sono varie: dal saltare sopra un branco di pesci o sugli sciami di crostacei di cui ne sono ghiottissime, oppure possono lavorare in gruppo e in perfetto sincronismo, radunando il pesce e accerchiandolo. Una tecnica individuale piuttosto efficace consiste nel nuotare sun un fianco o in cerchio attorno alle prede, che impaurite, si raggruppano consentendo così una facile cattura delle prede. La tecnica più originale, però è quella di formare una rete di bolle d’aria che risalendo verso la superficie intrappola il pesce che impaurito dalle bolle non oltrepassa la rete. I cetacei risalgono dalle profondità a bocca aperta ed inghiottono il pesce così bloccato e talvolta qualche gabbiano che approfitta della grande quantità di prede vicino alla superficie per sfamarsi. Alla costruzione di queste reti partecipano gruppi di animali che solitamente cacciano assieme e che sono guidate sempre dalla stessa megattera, in genere femmina. In media i maschi misurano 13 metri, mentre le femmine 14 ed in età adulta, hanno una dimensione media dei fanoni di circa 1 metro. La megattera trascorre il periodo estivo e lo svernamento in acque basse vicino alla costa, mentre le rotte di migrazioni sono site sempre lontano dalla costa. Le megattere hanno dei caratteri che ci permettono di identificarli univocamente l’uno dall’altra un po’ come le nostre impronte digitali: il colore della parte ventrale della pinna caudale, questo ci permette di tracciare i loro spostamenti negli oceani. Sul corpo e sulla testa della megattera vivono dei parassiti simili ai denti di cane che si attaccano agli scogli, il cui peso può raggiungere e superare i 450 Kg., se fossero presenti in equale misura in altri mammiferi, causerebbero una forte debilitazione o la morte. Una prima distinzione che possiamo fare circa i parrassiti presenti sul corpo delle megattere ed animali marini in genere, è quella tra endoparassiti ed ectoparassiti. I primi vivono all’interno di organi e tessuti, mentre i secondi sono fissati all’esterno sulla pelle e sono soprattutto crostacei profondamente modificati per la vita sessile. In realtà i cirripedi, che sono presenti soprattutto sul corpo dei Misticeti, non sono veri e propri parassiti, ma epibionti in quanto traggono il loro nutrimento dall’ambiente circostante e usano l’ospite come substrato per aderire solo che il modo con cui lo fanno è particolarmente fastidioso per l’animale. I parassiti tendono a crescere in abbondanza sulla pelle degli ospiti nelle acque fredde, mentre in acque calde tendono a distaccarsi. Alcune specie di ectoparassiti sono presenti solo in particolari zone delle balene dove aderiscono, in particolari zone dell’animale, per motivi specifici come il maggior flusso d’acqua e quindi di nutrienti. Esempi di endoparassiti sono i Digeni che vivono nelle cavità nasali, fegato ed intestino; i Cestodi che popolano il fegato, intestino, mesenteri e muscolatura; gli Acantocefali che risiedono nell’intestino; i Nematodi che sono dei veri e propri “cosmopoliti” sopra ed all’interno del corpo dell’animale, popolando la bulla timpanica, l’intestino, gli occhi, la placenta, i polmoni, i reni, lo schema circolatorio, lo sfiatatoio, lo stomaco e persino il cuore. Da ciò si evince che il tessuto più popolato di endoparassiti è l’intestino, dove questi animali trovano ambiente adatto al nutrimento ed alla riproduzione.
Bibliografia: Mondo Sommerso Settembre 2002, Massimo ZAZZETTA
Balene e Delfini, Maurizio WURTZ e Nadia REPETTO, editore WHITESTAR
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Alex
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