La Posidonia oceanica è una pianta marina della famiglia delle Fanerogame, che si differenzia dalle alghe per la presenza di radici, fusto, foglie nastriformi lunghe fino ad 1 m e frutti. Forma estese praterie nel Mar Mediterraneo tra 1 ed i 30 m di profondità, anche se dove c'è acqua limpida si estendono fino ai 40 m. Lo sviluppo è infatti condizionato dalla presenza di luce. Si adatta ad una tempertura compresa tra i 10 ed i 28° C e non tollera gli sbalzi di salinità, pertanto non è presente presso le foci dei fiumi. Il substrato principalmente colonizzato è quello sabbioso, anche se spesso radica su detriti di origine biologica, che, sommati ai sedimenti costituiscono una struttura compatta e resistente chiamata in francese "matte". Questa pianta è molto importante sia per l'uomo che per l'ecosistema marino, per una serie di motivi tra cui: grande produzione di ossigeno (fino a 16 litri al giorno per ogni m quadro), produzione ed esportazione di biomassa e di energia, riparo dai predatori, zona di riproduzione e fonte di cibo per molti animali, fissazione dei fondali e protezione delle spiagge dall’erosione. Questa pianta è un ottimo indicatore biologico e prospera in assenza di sostanze inquinanti. Purtroppo recentemente è in diminuzione a causa dell'uomo, che con l'utilizzo delle reti a strascico, delle ancore, la costruzione di nuovi porti e quindi l'intorbidimento delle acque dovuto al rilascio di sostanze inquinanti sta decimando le praterie. Al fine della loro tutela, l’Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare del Ministero dell’Ambiente ha avviato nel 1989 un programma di mappatura delle praterie di Posidonia oceanica in un primo lotto di cinque regioni costiere (Liguria, Toscana, Lazio, Basilicata e Puglia).
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William
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