La falange dei mari (Aqua di Dicembre 2003, Arturo delle DONNE)
Non solo pesci come azzannatori, lutianidi, sardine o sgombri, ma anche delfini, balene, tartarughe si riuniscono in grossi banchi e tutti per un grande e principale scopo: la sopravvivenza della specie. Nel corso dei secoli le specie si sono evolute nell’attaccare o nel difendersi o entrambe le cose. Nei mari la tecnica di formazione dei gruppi è particolarmente efficace in quanto il pericolo può giugnere da qualsiasi direzione. Sebbene solitamente i banchi sono costituiti da una sola specie, nel mare aperto è possibile trovarni alcuni eterospecifici ossia, costituiti da più specie. La strategia di gruppo dà e ha dato nel corso dei tempi, i suoi validi risultati tant’è che circa l’80% delle specie di pesci conosciuti si radunano in banchi, almeno per un periodo della loro vita. Un banco di notevole dimensione di individui che si muovono all’unisono è come se fosse un unico grosso animale difficilmente attaccabile. In caso di attacco il banco si disgrega e si riunisce come se fosse comandato da un magistrale registra. Tali movimenti disorientano i predatori che in tale confusione, letteralmente, non sanno che pesci pigliare. Le evoluzioni che ne conseguono sono spesso caratteristiche della specie che compone il banco, dove la distanza dal proprio vicino varia da 0,5 a circa 1 volta la lunghezza del proprio corpo. I pesci non si toccano mai tra loro in quanto potrebbero ferirsi. I pesci che vivono all’interno del banco non vedono mai il mondo esterno, questo li porta a distogliere l’attenzione dai predatori che gli girano intorno e quindi concentrarsi su altre attività quale, per esempio, la ricerca di cibo. All’interno dei banchi sono sopratutto 2 i sensi che entrano in gioco; uno è la vista e l’altro è la linea laterale che percepisce microvariazioni di pressione dai pesci congeneri che gli nuotano intorno. Secondo alcuni scienziati i pesci seguono visivamente le bande o le striature facilmente distinguibili dei propri simili. La prova di questa teoria è che i banchi sono molto meno compatti durante le ore notturne e riformano la compagine solo alle prime ore dell’alba con l’apprire della luce solare. Gli attacchi dei predatori avvengono proprio in queste ore quando il banco è in confusione e non si è ancora ricompattato. Vivere in banchi ha un grande vantaggio: quello della sopravvivenza agli attacchi, nonostante in natura si verificano fantastici attacchi contemporanei di più predatori tali da colpire il banco spingendolo verso la superfice e facendo partecipare al banchetto anche gli uccelli marini; tali attacchi portano, il più delle volte, all’estinzione del banco. Vivere in un banco numeroso fa diminuire la probabilità di venire catturati, infatti in un banco composto da 10 individui è meno sicuro di uno composto da 100. Alcuni scienziati ritengono che i pesci, vivendo in banchi, traggono vantaggio anche nel nuoto in quanto, seguono la scia di chi sta davanti, analogo comportamento è osservabile negli uccelli migratori. Un altro motivo di aggregazione in banchi è la conquista di luoghi di riproduzione o di abbondanza di cibo, come secche che risalgono fino ai primi metri dalla superfice e rappresentano un luogo in cui si radunano pesci e rispettivi predatori.
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Alex
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