MondoMarino.net, con tutti i suoi collaboratori, vuole rendere omaggio a Rossana Maiorca prematuramente scomparsa per un male incurabile il 6 gennaio 2005. Poche righe biografiche e un'intervista a perenne ricordo di una persona fantastica.
Addio e grazie per tutto quello che hai fatto!
I collaboratori di MondoMarino.net
Non ce l'ha fatta.
L'ex campionessa del mondo d'immersione in apnea era riemersa dalle profondità di ogni mare, ma la malattia se l'è portata via per sempre.
Rossana era nata a Catania il 23 febbraio 1960 da Maria ed Enzo Maiorca. Era la più giovane delle figlie di Enzo Maiorca, siracusano, campione pluripremiato nel campo dell'immersione in apnea, protagonista dagli anni '60 in poi di una entusiasamente lotta con il francese Jacques Mayol. Rossana ha fatto studi classici (come il padre e la sorella Patrizia) laureandosi in lettere.
Ha iniziato a immergersi in profondità per curiosità: voleva provare di persona le sensazioni descritte dal padre e dalla sorella. Ha fatto il suo primo record mondiale nell’assetto costante nel 1979 a Siracusa con -40 metri e ha continuato a migliorarlo fino a -58 proprio nel mare che aveva conosciuto da piccola: quello di Fontane Bianche a Siracusa nel 1992. Nell’assetto variabile ha iniziato con -50 nel 1982 arrivando a -80 nel 1988. Ha praticato anche canoa e ginnastica ritmica.
Da circa 6 anni non viveva più a Siracusa essendosi trasferita in Veneto col marito.
Intervista di Gianni Risso del 18/9/1986
Aw - Domanda d’obbligo: come e quando è nata in te la passione per il mondo sottomarino e in particolare per le immersioni profonde?
R.M. - “Appena ho imparato a nuotare è stato istintivo ed istantaneo mettere la testa sott’acqua. Il mare era, per me e per mia sorella Patrizia, il divertimento più grande: nuotare era più bello che correre! Tuffarsi più divertente che saltare! Naturalmente vivevamo il mare come possono farlo due bambine, come fonte, appunto, di divertimento e di tesori per noi inestimabili: conchiglie vuote, scheletri di ricci, gorgonie, stelle marine; queste ultime due però solo da ammirare e non da raccogliere. Crescendo, la passione per il mare è rimasta, ma si è modificata, diventando esplorazione della natura e di me stessa, e comunione fra l’Io e la natura. E se ho scelto le immersioni profonde è stato perché mi fosse svelato un segreto: cosa aveva spinto mio padre per tanti anni e che cosa spingeva anche mia sorella sulle sue orme? Li vedevo tornare raggianti dagli allenamenti, volli scoprire di persona quale fosse il segreto dell’apnea, quella emozione profonda che era il compenso della fatica.”
Aw - Che cosa si prova là sotto?
R.M. - Il segreto dell’apnea, il fascino della profondità, sono difficili da spiegare: se io ho iniziato le immersioni profonde è stato proprio perché non mi appagano le spiegazioni, neanche quelle di mio padre. Del resto le emozioni hanno tutte la caratteristica dell’ineffabilità, sicché viverle è l’unico modo per conoscerle. Si provano tante emozioni là sotto, ed è difficile raccontarle tutte: anzi la cosa più sorprendente può sembrare proprio questa: quella lucidità che ti consente contemporaneamente di essere concentrato sull’immersione, di assaporare tutte le sensazioni della profondità (da quelle visive, come il trascolorare del celeste luminoso della superficie nel blu più profondo,a quelle acustiche; laggiù senti il silenzio!) e di scoprire una nuova dimensione del tempo. Un tempo fatto di istanti, un tempo interiore che assapori in tutte le sue frazioni e che vivi in tutta la sua intensità. Ogni frazione di istante ti regala un’emozione, un pensiero diversi. E’ come se la tua vista interiore si facesse più acuta”.
Aw - Quando si tocca una profondità mai raggiunta prima da altre donne, e da pochi uomini al mondo, come ci si sente?
R.M. - “A costituire il fascino delle immersioni profonde sono quelle gioie di cui parlavo prima, non il fatto di essere la prima o l’unica a compiere certe imprese. Determinanti quando si sceglie di allenarsi sono le emozioni che sai che potrai assaporare di nuovo, non la considerazione che, a fare quello che fai tu, ci saranno si e no altre due o tre persone. E poi vedi, poiché davanti a me, anzi più giù di me c’è mio padre, la sensazione di… pionierismo non può essere totale”.
Aw - Le sensazioni che provi potrebbero essere paragonabili a quelle degli astronauti nello spazio? E a proposito, ti piacerebbe entrare in orbita?
R.M. - “Potrei dirti che lo saprò solo quando proverò ad andare in orbita; ma procedendo per congetture dico invece che c’è questo in comune: la solitudine di fronte a uno spazio immenso in cui potresti sparire, perderti senza lasciare neanche una traccia. C’è l’avventura in un ambiente stupendo che però non è il tuo habitat. Sono entrambi pellegrinaggi nell’immensità, ma con questa differenza: nell’esplorazione della volta celeste c’è, ed è inevitabile, una mediazione tecnologica spessissima, mentre in apnea sei tu solo con il mare. Inoltre, prima di entrare in orbita, mi piacerebbe conoscere a fondo il nostro pianeta”.
Aw - Ti sei mai sentita in gara con Angela Bandini?
R.M. - Non mi sento in gara con nessuno e niente, a parte la mia pigrizia. Io penso che il mare sia immenso e che possa quindi essere di tutti senza togliere niente a nessuno, senza che nessuno si senta menomato da quello che fa un altro. Se un giorno arrivassi al mio limite, e un altro mi superasse, rimpiangerei un’emozione che non posso più attingere, non il fatto di essere seconda”.
Aw - Che cosa ti piace di più di Enzo come profondista?
R.M. - “Mi piacciono moltissimo la tenacia ed il coraggio che non lo abbandonano mai”.
Aw – Che cosa consigli alle ragazze che vogliono migliorare l’apnea e l’acquaticità?
R.M. - “Per migliorare l’apnea e l’acquaticità innanzitutto ci vuole un fisico in grado di seguire la volontà. Quindi niente fumo, vita regolata e un po’ di ginnastica sono la base indispensabile. E poi più si sta in acqua meglio è. Però mai da soli: bisogna sempre affidarsi a compagni preparati”.
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dott. Nicola Cadel
Specialista in Tossicologia Medica
Istruttore subacqueo
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