L'evoluzione ha dotato alcuni pesci predatori di armi e costumi stupefacenti ed allo stesso tempo micidiali per procurarsi il cibo. Spesso fare finta di essere più vulnerabili della preda è utile per avvicinarsi o avvicinarla, cosicchè il pesce foglia Monocirrhus polyacanthus della famiglia Nandidae, imitando i colori ed i movimenti di una foglia morta, sfrutta la corrente del corso d'acqua in cui vive per avvicinarsi a questa e quindi inghiottirla con un sol boccone; una strategia simile viene adottata dai pesci pietra della famiglia Antennariidae, che si mimetizzano perfettamente con il fondale su cui vivono e attirano le prede grazie ad un'escrescenza presente sul muso (Illicium) a cui c'è attaccata una finta esca che viene continuamente mossa, facendo credere alla preda che sia cibo; questa, ignara del pericolo, cerca di morderla quando viene bruscamente inghiottita dall'enorme bocca del predatore. Parlando di armi formidabili, il pesce arciere Toxotes jaculator, della famiglia Toxotidae, viene così chiamato per l'eccezzionale mira; infatti, nonostante la rifrazione della luce, è perfettamente in grado di calcolare l'angolatura e la distanza a cui si trova un insetto, che sta ad esempio posato su un ramo, colpendolo con uno schizzo d'acqua per farlo cadere e quindi mangiarlo. La stessa capacità la possiedono i membri dela famglia Osteoglossidae (dal greco Osteo=osso, glossidae=lingua), i quali però sono solo formidabili saltatori. Infine, una caratteristica molto comune ai pesci predatori che vivono in ambienti poveri di cibo come quello degli abissi, è l'aver sviluppato una bocca molto grossa, addirittura più grossa del resto del corpo e con fauci enormi sporgenti, con lo scopo di trattenere un'eventuale e rara preda.
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William
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