“Maldive”
Ranveli marzo 2005
by Patrizia & Emilio
Ancora un volo in ritardo, questa volta Eurofly, quando il
27 febbraio scorso, siamo partiti. Non penso valga la pena dilungarsi su questi
contrattempi prettamente italiani.
La quinta volta alle Maldive ci ha
portato a Ranveli (per i maldiviani Viligilivaru), una minuscola isola nel
Sud-Est dell’atollo d’Ari e per evitarci due ore e mezza di motoscafo, abbiamo
pensato fosse giunto il momento di sperimentare l’idrovolante.
Non abbiamo certo guadagnato del tempo, anzi, al nostro
arrivo sull’isola, chi aveva optato per la barca veloce era già in acqua a
prendersi il primo bagno. Unici due turisti destinati a Ranveli, siamo stati aggregati
ad un volo per l’adiacente Vilamendhu, il cui dhoni ci ha fortunatamente
recuperati sulla piattaforma dell’idrovolante. I ranveliani non c’erano.
Motivo: non erano stati avvertiti, così quattro ore da Malè a Ranveli. Lo
spettacolo che quelle isole e quei reef offrono dall’alto, di una struggente,
commuovente bellezza è tuttavia motivo più che sufficiente a giustificare
quest’esperienza imperdibile.
La paura sembra farla ancora da padrona tra i baldi
occidentali. Con un’offerta di 102 posti letto, eravamo in 46, italiani ed
inglesi. In ogni caso non sembra una prerogativa dei soli turisti. Il referente
a Malè, della Swan Tour, il fantomatico Enrico, al quale avremmo dovuto
rivolgerci in caso di necessità, secondo le indicazioni della Swan, era rientrato
in Italia da due mesi e non aveva ancora fatto ritorno.
Mario, il maldiviano sull’isola che parlando un poco
d’italiano fungeva da riferimento locale, era ….. in tutt’altre faccende
affaccendato.
Prima della partenza, il nostro timore era stato che, la
bellissima lingua di sabbia, lunga quasi quanto l’isola, caratteristica
peculiare di Ranveli, fosse solo un ricordo, sapendo quanto vetuste siano le
fotografie che pubblicizzano gli atolli. Invece, come il dorso di una balena,
spuntava tra la risacca dell’altissima marea che la congiunzione Sole-Luna
provocava.
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Nei giorni successivi i pochi turisti presenti se la
“godevano” a tutte le ore, rendendo difficile una ripresa fotografica “nature”.
Il bar ed il ristorante sull’acqua, aperti alla brezza del mare sono
piacevolissimi, più affollati di cuochi e camerieri che di turisti. La cucina è di buon livello, con
piatti di pasta sempre al dente, degni di un ristorante italiano; ricorderemo
per molto tempo un sontuoso ragù di carne. Ad ogni pasto portate di carne,
pesce e pollo, puntualmente presentate dai cuochi, con particolare attenzione
alla cucina maldiviana, saporita ed un po’ speziata ed un giorno, impensabile
sorpresa, un porcellino al forno.
Le camere, in strutture a due piani, sono ampie e pulitissime, dopo le recenti
risistemazioni resesi necessarie dopo lo tsunami. Sicuramente quelle dotate dei
moderni condizionatori, con compressore esterno, saranno più silenziose di
quella toccataci in sorte. Per la notte, se non si desiderano temperature
polari, il ventilatore a soffitto è sufficiente a garantire un adeguato
confort.
Anche qui, il sorridente e gentilissimo room boy. Abbiamo letto a volte
commenti critici nei confronti del personale maldiviano. Nei nostri viaggi
abbiamo sempre constatato disponibilità e cortesia ed è forse riduttivo
malignare sull’aspettativa delle mance, siamo più propensi a pensare che
fondamentale sia il modo d’approcciarsi nei loro confronti.
Lo tsunami, passato sull’isola con un metro d’acqua, dopo aver allagato le
stanze al piano terreno, prontamente riattate, ha penalizzato soprattutto le
piante non autoctone utilizzate per abbellire le aiuole. Le dieffenbachie sono
bastoncini con un’unica fogliolina bruciacchiata dal sale. I boys,
pazientemente, innaffiano ogni giorno aiuole e cespugli per drenare il sale
depositato. Le essenze maldiviane, adattate al salmastro, sono in splendida
forma.
Nonostante Ranveli si trovi su una pass oceanica, i coralli non hanno risentito
del movimento ondoso e stanno ricrescendo rigogliosi, dopo “el niño”, questo si
devastante, in una notevole varietà di specie. John, il simpatico inglese
responsabile del diving, in “missione” da Ellaidhoo e completamente disoccupato
quella settimana, ci confermava che anche in profondità la situazione era
analoga.
Ogni isola maldiviana sembra caratterizzarsi per popolazioni
di pesci diverse.
Ranveli presenta, differentemente dalle isole
precedentemente visitate, una particolare abbondanza di murene.
Se ne incontravano almeno mezza dozzina ad
ogni “snorkelata” Ne abbiamo osservate di quattro specie diverse, tra le quali,
purtroppo solo il primo giorno, l’elusiva murena zebra. Viceversa sono meno
frequenti, il tipico e splendido chirurgo blu e i pappagalli di grossa taglia.
Tra le curiosità incontrate, un pesce istrice orbo di un occhio che,
avvicinandolo dal lato “giusto”, gli si arrivava in bocca .
Un’altra presenza insolita, per la nostra esperienza, una
numerosa e rumorosa colonia di cornacchie, che non mostravano alcuna
diffidenza. Tuttavia, il protagonista più simpatico della fauna locale è, senza
dubbio, un domestico airone cenerino che, come uno yogi consumato, dopo il bagnetto
quotidiano, veniva ad asciugarsi, al sole ed alla brezza, in mezzo alle sdraio.
La vasta laguna a Sud dell’isola, consente in alta marea,
divertenti bagni anche a coloro che non nutrono eccessiva dimestichezza con il
mare ed anche lì, negli anfratti calcarei presenti, in una spanna d’acqua,
s’incontrano timide murene. Oltre i muretti frangiflutti che la proteggono,
avendo la pazienza d’arrivarci, non disturbati dai bagnanti, numerosissimi
pesci d’ogni varietà, perfino un polpo e ……. una sdraio in plastica risucchiata
dallo tsunami. Sicuramente a quello straordinario evento si deve la presenza
giornaliera di numerosi frammenti di legno e ciabattine di plastica, strappate
chissà dove, chissà a chi, che i solerti maldiviani rastrellavano quotidianamente.
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Il lato Nord dell’isola, quello che ospita il pontile
d’attracco, che si affaccia sulla pass oceanica, è stato necessariamente
cementificato e si accede mediante scalette (i puristi torceranno il naso) ad
un fondo sabbioso su cui nuotare con qualsiasi livello di marea ed al massimo ad una decina
di metri, dall’house reef. Una corrente quasi costante permette di “scorrerlo”
senza fatica, restando ai limiti della sabbia, anche a chi non ha grande
dimestichezza con il mare. Dopo 400 metri di carrellata si può riguadagnare la
riva al termine della lingua di sabbia. Sul reef e ancor più nel canale,
all’inversione di marea si creano invece correnti anche rilevanti. L’ultimo
giorno, ho incontrato “il pallino” della foto, sorpreso dal flusso,
letteralmente schiacciato contro i coralli, incapace d’allontanarsi.
A Ranveli di fatto non esiste animazione, ma non ce ne
duole. Le Maldive di notte, sopra le nostre teste, presentano un palcoscenico,
spesso trascurato da chi le frequenta, che non è certo meno attraente del mare.
A sera, con il fido binocolo, ce ne andavamo sulla lingua di sabbia ormai
deserta ed ogni volta il cielo sfoderava uno spettacolo, raramente il termine è
stato così giustificato: mozzafiato. Un semplice abbigliamento di bermuda e
maglietta permette d’osservare quanto “a casa nostra” richiede una vestizione
làppone. Il tempo scorreva sempre troppo in fretta, scandagliando tra le
costellazioni che anche in Italia si posso osservare, e tutte quelle che solo
le latitudini equatoriali palesano. La più affascinante e la più famosa, la
costellazione australe della Croce del Sud, annegata nello splendore della Via
Lattea, che si può individuare al centro della fotografia, riprodotta sulle
bandiere di importanti paesi quali Australia, Brasile e Nuova Zelanda.
Un paio di levatacce alle tre di
notte per osservare quel che il cielo serale ancora non offriva e tanto per me
sarebbe bastato a rendermi appagato “dalla spedizione”.
Una sera, i volonterosi maldiviani, in occasione di una loro
festività, hanno organizzato uno spettacolino di canti, balli e musica,
apprezzato da coloro che vi hanno assistito. Io, incorreggibile, approfittando
del culmine di marea e della conseguente mancanza di corrente, sono andato a
curiosare sul reef con la torcia, tra un’esplosione d’anemoni e di pesci
notturni.
Una settimana vola sempre troppo in fretta, soprattutto se,
anche questa volta, non c’è toccata una goccia di pioggia.
Alla partenza la magia delle Maldive ci preparava un’ultima
sorpresa. Al momento di lasciare l’isola con il dhoni, alla volta della
piattaforma in mezzo all’oceano, scoppiava un temporale tropicale che quasi
azzerava la visibilità e solo la maestria del timoniere e l’abnegazione dei
ragazzi maldiviani, che accoccolati a prua segnalavano le secche, ci
consegnavano elettrizzati e zuppi all’Airtaxi. Una planata tra gli scrosci e su
verso le nuvole dove, pochi chilometri più a Nord, ritrovavamo il sole,
l’azzurro e l’atteso spettacolo sotto di noi.
A Hulule, vedevamo decollare puntuali tedeschi ed inglesi
mentre il nostro Airbus era oggetto di un’interminabile manutenzione.
Quando ormai consideravamo l’eventualità di restare a Malè
nell’attesa di un altro velivolo, annunciavano l’imbarco, tre ore dopo il
previsto.
Finalmente l’aereo rullava e cabrava veloce in cielo.
Sfilavano, ancora una volta sotto di noi, isole e atolli. Quel nodo in gola,
forse, non era un effetto dell’accelerazione.
Al tempismo di Elena e Luca, due simpaticissimi amici
toscani conosciuti a Ranveli, dobbiamo quest’ultimo ricordo.
Ormai nella nostra caotica Milano, Patrizia sfoglia già cataloghi e consulta
Internet.
Per la prossima volta cosa ne pensi di Madoogali, chiede. E
di Thudufushi? O la crociera finalmente?
Anche ….. anche un’altra volta a Ranveli?
Perché no, anche un’altra volta a Ranveli, ma la reception
l’allertiamo noi.
by Patrizia&Emilio
------------- ....chi non rispetta non avrà rispetto!!
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