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Racconti di Viaggio
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scubabob
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bullet Topic: Indonesia
    Postato: 05 Settembre 2005 alle 19:39
Riassumo brevemente il mio ultimo viaggio in Indonesia, dove non tutto è andato come previsto:
Il mio viaggio si è svolto in due parti: la prima con una crociera subacquea tra Bali e Komodo (la quinta che faccio, ma quelle isole mi piacciono troppo).
La crociera è stata bella e interessante, come sempre. Isole che non vedevo da due anni e che mi hanno riempito ancora il cuore con la loro bellezza. Il mare era un grado più freddo (27° a nord delle isole e 24°/22° a sud), le isole più verdi, nonostante la stagione secca. Il mare sempre ricco di sorprese e di vita. Tutto bene fino all'ultimo, quando il cavo ottico che gestisce il flash anulare del complesso macro è rimasto schiacciato e si è danneggiato, così non sono più riuscito a far funzionare il flash. Rimanere senza macro per me è come rimanere senz'aria: ma ancora non sapevo che dove sarei andato dopo la crociera, di occasioni macro ne avrei avute molto poche...

Da Bali, via Jakarta, sono andato nel Kalimantan (Borneo indonesiano): qui ho trovato un ambiente che non mi aspettavo. Ci sono miniere, pozzi per il gas, le città dal nome esotico come Balikpapan e Tarakan sono moderne, piene di negozi, cinesi che trafficano, avventurieri di varie specie e nazionalità in cerca di fortuna: una nuova terra di frontiera. Tutt'attorno è foresta impenetrabile, percorsa da innumerevoli fiumi dal colore marrone, dalle mille anse, con ampi estuari, le rive piene di baracche palafittate.

La prima tappa (che doveva essere l'unica) è stata l'isola di Sangalaki, una specie di Sipadan, santuario delle tartarughe. Ogni sera arrivavano tartarughe a deporre le uova, lasciando lunghe tracce sulla sabbia. Ne ho seguite parecchie, al buio e in silenzio, sentendole ansimare per la fatica mentre scavavano le loro buche. Non ho potuto però fotografarle, perchè la luce le disturba. Una sera, tornando al bungalow, ho avuto la sorpresa di vedere una cinquantina di piccole tartarughe appena nate uscire proprio da sotto il mio bungalow. Andavano in giro a caso, non c'era la luce del sole a guidarle verso il mare. Ho cominciato a raccoglierle mettendole in un catino che serviva per lavarsi i piedi dalla sabbia. Sono morbide e vellutate, fa una certa impressione tenere in mano quegli esserini che saranno decimati una volta entrati in mare...

A Sangalaki ho visto molte mante, non tutte in condizioni ottimali per essere fotografate, ma sono sempre un bello spettacolo.

Non tutto però filava liscio. Il resort era semi-abbandonato, i bungalow fatiscenti, mancava cibo, il cuoco e gran parte del personale se ne erano andati. Il divemaster che gestiva le immersioni era l'ex barista, il bar non esisteva più. E il poveretto sott'acqua era un disastro. Ci faceva fare immersioni noiosissime, perchè oltre una certa profondità o nel blu andava in panico. I primi 4 giorni le mante ce le ha fatte vedere dalla barca, perchè aveva paura ad entrare in acqua nei punti che non conosceva. Avrei potuto accettare tutto questo se fosse stato un resort da 10$ al giorno, in base ai prezzi indonesiani. Ma invece ne costava circa 125, prezzo con cui in Indonesia hai trattamenti da principe. Così ho chiamato l'agenzia di viaggio e alla fine si sono convinti a trasferirmi alla vicina isola di Maratua, dove tutto funzionava a dovere. Peccato che un'isola così bella e potenzialmente così interessante sia stata semi-abbandonata.

A Maratua mi sono dedicato ad immersioni abbastanza impegnative, per poter vedere del pesce grosso pelagico. Inutile dire che lì di macro non se ne parla neanche, perchè il 99% dei subacquei in quei posti vuole vedere gli squali, che stanno sempre più fondi e in forti correnti, che da quelle parti possono essere molto pericolose. Ti trascinano in basso (cosa non piacevole) o al largo e in pochi minuti corri il rischio che nessuno sia più in grado di vederti e recuperarti. Due olandesi, con un divemaster inglese, sono finiti al largo: uno, tolto il jacket con la bombola, ha dovuto nuotare per un'ora controcorrente, poi, stremato, ha avuto l'idea di togliersi una pinna e di agitarla, finchè non è stato visto e recuperato. Poi ha indirizzato la barca (che li cercava da tutt'altra parte) verso il mare aperto, per recuperare gli altri due. Ha confessato poi di aver pensato seriamente di essere ormai spacciato.
Così ho scoperto che i pedagni, se c'è un po' di onda, non vengono visti, oltre una minima distanza.

Ma a parte queste disavventure, il posto era bello, un'isola fatta a ferro di cavallo, di corallo emerso, con lunghe spiagge dalle palme altissime. Tanto pesce, tante tartarughe, tanti squali ma questi sempre non a portata di foto, lontani, sul fondo, irraggiungibili per la corrente. Ho visto per la prima volta uno squalo volpe, grosso, dalla coda lunghissima: mi è passato sotto, risalendo la corrente, non ho neanche avuto il tempo di 'pensare' di fare una foto... pazienza, ho fatto un po' di esperienza di immersioni fuori curva e in corrente, che non guasta mai.

Poco lontano c'è l'isola di Kakaban, con un lago interno pieno di meduse non urticanti e altre forme di vita interessanti. Ma l'escursione contempla solo una mezz'oretta di snorkeling, mentre il posto meriterebbe molto più tempo.

Il rientro è stato lungo, passando nel Borneo malese con un traghetto e una pessima accoglienza in Malesia. Centinaia di persone costrette sotto una tettoia, tutti che spingevano verso un'inferriata chiusa. Lasciavano passare una persona per volta, un'inferno. Ho rischiato un colpo di calore, ho sudato il sudabile in quella folla impazzita, dovendo pure trascinarmi dietro i bagagli e le borse fotografiche. I poliziotti tiravano manganellate all'inferriata, ma da dietro tutti spingevano, incuranti del fatto che non si poteva passare. Un'esperienza che non auguro a nessuno. Ne sono uscito dopo un'ora, mi sono accasciato su un marciapiede sudato fradicio. Un immigrato indonesiano si è seduto al mio fianco e mi ha sussurrato un 'Benvenuto in Malesia'...

Ciao
Roberto

Scubabob
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