Foto: © WWF / Ronni FRIMANN/Zine.no
L’orca norvegese si aggiudica il primato dei mammiferi maggiormente contaminati dell’Artico. Questi i risultati, resi noti per la prima volta, di una ricerca condotta dall’Istituto Polare Norvegese (NPI) e finanziati in parte dal Consiglio Norvegese per la Ricerca. Studi precedenti avevano assegnato questo non invidiabile primato all’orso polare, ma ricerche più recenti svelano che sarebbero le orche ad avere livelli più alti di PCB, pesticidi e di un ritardante di fiamma bromurato. I risultati si basano su campioni di tessuto adiposo sottocutaneo prelevati da orche nel Tysfjord, un fiordo nella Norvegia artica. L’allarme è stato lanciato dal WWF alla vigilia del voto del Consiglio dei Ministri Europeo sul REACH, il Regolamento Europeo sulla chimica che dovrebbe introdurre regole più severe in fatto di produzione, commercializzazione e impiego di sostanze chimiche. Il Reach esce indebolito dal voto in Consiglio dei ministri UE sulla Competitività, leggi la posizione di WWF, Legambiente, Greenpeace >
L'appello delle associazioni ambientaliste, di tutela della salute e dei consumatori, dei sindacati ai ministri in occasione della votazione del Reach >
“Questo recente studio sulle orche riconferma che l’Artico è attualmente un serbatoio tossico - dice Brettania Walzer, Responsabile tossicologo per il WWF Programma Internazionale Artico - . Il Consiglio dei Ministri Europeo deve accordarsi per la sostituzione di tutte le sostanze chimiche dannose con alternative più sicure ogni qualvolta queste siano disponibili. “La contaminazione di questi grandi cetacei evidenzia - secondo Helen Bjornoy, ministro dell’Ambiente norvegese - il risultato di un uso insostenibile di sostanze chimiche a livello internazionale. Si tratta di una delle più grandi minacce ambientali a livello mondiale. E’ imperativo che REACH diventi uno strumento per fermare l’utilizzo delle sostanze chimiche più pericolose”.
I ricercatori in azione Le orche norvegesi possono essere considerate come indicatori dello stato di salute del nostro ambiente marino - spiega Hans Wolkers, ricercatore del NPI - . Gli elevati livelli di contaminanti sono molto allarmanti e mostrano chiaramente che i mari artici non sono puliti quanto dovrebbero essere, cosa che, in particolare coinvolge gli animali al vertice della catena alimentare”. Il WWF ha finanziato un nuovo monitoraggio sulle orche per valutare la presenza anche di un altro ritardante di fiamma bromurato chiamato deca-BDE, utilizzato nei materiali elettrici e rivestimenti domestici come i tappeti. I risultati sono attesi per il 2006. Il dato è di particolare rilevanza perché, diversamente dai PCB e dei pesticidi più nocivi, queste sostanze non sono comunemente proibite. Tali composti possono influenzare le funzioni neurologiche degli animali, il comportamento e la riproduzione.
“Le orche sono particolarmente vulnerabili ai contaminanti perché si trovano al vertice della catena alimentare e quindi accumulano, nella loro lunga vita (fino a 40 anni) tossici dalle specie predate. Tali sostanze nocive si accumulano nel grasso sottocutaneo e in altri tessuti adiposi. I livelli di sostanze chimiche tossiche aumentano lungo la catena alimentare, un processo chiamato bioaccumulo, e sono più elevati per i predatori al vertice, come l’orso polare.
Molti inquinanti che interessano l’Artico non sono stati prodotti o utilizzati lì: sostanze chimiche di uso domestico quotidiano, industriale e agricolo, percorrono lunghe distanze trasportate dalle correnti, aeree e marine, per finire nell’Artico. Inverni lunghi, bui e gelidi inibiscono inoltre la decomposizione di tali sostanze nell’Artico. |