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Racconti di Viaggio
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Icona di Messaggio Topic: Quando lo squalo arriva...(Topic Chiuso Topic Chiuso) Rispondi al Topic Posta un nuovo Topic
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Autore Messaggio
davide barzazzi
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bullet Topic: Quando lo squalo arriva...
    Postato: 21 Agosto 2005 alle 23:17

Per anni non mi sono immerso nelle acque dove "non si toccava". Per anni ho convissuto con la paura che se mi fossi trovato a nuotare in acque profonde, all'improvviso sarebbe apparsa una pinna. Sarebbe arrivato il mostro che sin da piccolo avevo imparato a temere: lo squalo. Avevo imparato ad averne timore guardando affascinato, a bocca spalancata, i documentari di Jacques Cousteau. Li guardavo tutti, con lo sguardo di bambino ammaliato dalle immagini che descrivevano un mondo straordinario. Ma le puntate in cui i protagonisti erano gli squali..., quelle sì mi riempivano di meraviglia e paura al tempo stesso. Paure di bambino che mi sono trascinato dietro per ben 35 anni. Poi, un giorno, ascoltando i racconti di viaggio di alcuni amici che trascorrevano le vacanze in paesi tropicali e mi raccontavano meraviglie della vita marina che caratterizzava quei luoghi, decisi di andare in Mar Rosso. Rimasi fulminato al primo impatto. Dopo solo 24 ore, armato di maschera, muta e pinne, scorazzavo senza tregua sui coloratissimi fondali di quello splendido mare, senza preoccuparmi che la profondità fosse di 15-20 metri. I miei timori erano svaniti.

E così, dopo circa 60 giorni da questa mia prima esperienza, tornai in Mar Rosso, dove trascorsi settimane, mesi, acquisendo i miei primi brevetti, immergendomi il più possibile, ed avvicinandomi alla fotografia subacquea.

Incontrai spesso i miei "mostri", gli squali. Prima da lontano (i pinna bianca di barriera a Tiran), e poi, sempre più vicino (dai grigi di Shark Reef a quelli dell'Honduras, ai toro del Messico). Le paure che avevano accompagnato gran parte della mia infanzia, e della mia vita adulta, erano scomparse. O almeno, questo era quello che credevo...

Beacon Rock-Sharm El Sheikh- 8 Novembre 2003         &n bsp;         &n bsp;         &n bsp;         &n bsp;    

Oggi è prevista un'immersione sul relitto del Dunraven. La cosa non sarà facile, in quanto un forte vento soffia da nord a circa 40 nodi, sollevando onde di circa due metri. La nostra imbarcazione rolla e sobbalza continuamente, il mare sembra ribollire, ed una volta giunti sul sito, risulta impossibile effettuare la shamandura, ovvero l'ormeggio, agganciandosi alla poppa del relitto. Le guide decidono di scendere a "foglia morta". Ci lanciamo come paracadutisti, e nel giro di tre minuti siamo tutti riuniti sul fondale, ma del relitto...nessuna traccia! Mentre ci tuffavamo, il vento e le onde hanno spostato la nostra berca di quasi 150 metri verso sud rispetto al Dunraven, e per circa 20 minuti giriamo a vuoto. Quando localizziamo il relitto è ormai ora di risalire. Paolo, il videoperatore, dopo essere andato su e giù alla ricerca del relitto, si trova a corto di aria. Lo stesso accade a Marco, la guida, costretto a cedere ossigeno ad un sub che si era già "pippato" quasi tutta la bombola.

Arrivati n superficie, il recupero si rivela difficoltoso. La barca viene sollevata dalle onde, e si rischia di essere travolti dalla poppa, una volta giunti in prossimità delle scalette. Oltretutto, le operazioni di recupero dei sub si svolgono con la barca che di poppa cerca di vincere la forza del vento e delle onde che spingono pericolosamente lo scafo verso la barriera corallina. Ci vogliono quasi 10 minuti per recuperare i primi. Una coppia di sub olandesi, trascinati dalla corrente, si trova a circa trecento metri da Marco, Paolo ed il sottoscritto. Marco esorta il comandante ad andare a recuperare i due sub, e la barca si allontana.

Ma, mentre, sballottati dalle onde, cerchiamo di restare uniti e di non farci sbattere contro gli scogli, allungo lo sguardo verso l'imbarcazione, e sotto la cresta di un'onda scorgo una macchia scura che sembra venire verso di noi. E' una macchia grigiastra, molto larga. Così larga che mi viene da pensare ad un improbabile trigone che nuota sotto il pelo dell'acqua..., ma non è così...

"Ragazzi, cos'è quello?", domando. Tutti e tre ci mettiamo la maschera ed abbassiamo la testa nell'acqua. "Uno squalo!", dice Marco. Lo riconosco immediatamente dalle ampie pinne, arrotondate e con macchie bianche alle estremità: "Un Longimanus!". Subito mi viene in mente un articolo apparso su una rivista un anno fa, riguardante proprio lo squalo in questione, considerato tra i più potenzialmente pericolosi: "Lo squalo dei naufraghi...", "...uno squalo che, anche se allontanato con violenza, nel giro di un minuto torna ad avvicinarsi alla sua vittima...", "bisogna stare uniti e non perderlo mai di vista...".

"Stiamo uniti!", dico io, e lo squalo...arriva. Paolo accende la videocamera ed inizia a riprendere. Reduci da tanti incontri con gli squali, siamo abbastanza tranquilli, e ci aspettiamo che il Longimanus, una volta arrivato ad un paio di metri da noi, scarti e si allontani , ma non è esattamente ciò che avviene. Lo squalo, lungo più di due metri, ci viene addosso. Quello che era stato il mio incubo per 35 anni, si sta realizzando. L'ampia pinna dorsale emerge, fendendo le onde. Marco e Paolo sbattono le pinne in faccia all'animale. Cerco di fare altrettanto, ma provoco tante di quelle bolle che non vedo nulla. Forse mi si sono anche accorciate le gambe dalla paura. Lo squalo si allontana, ma dopo aver percorso soltanto 5 o 6 metri, si gira su se stesso e ci viene nuovamente incontro. E' il panico. Le onde continuano a sbatterci su e giù, e la barca è ancora lontana. Lo squalo arriva. Marco ed io ci aggrappiamo alla cinghia del gav di Paolo, per non venire divisi dai marosi. I calci non servono a nulla. Il Longimanus si allontana di poco, per poi tornare sui suoi passi, accompagnato da una dozzina di pesci pilota striati. Non ci vuole mollare. Se i miei due compagni avessero ancora aria nelle bombole, la cosa migliore sarebbe immergersi e portarsi verso il reef, ma l'unico ad avere ancora 70 bar sono io, ed immergersi in tre con una bombola e portarsi verso la barriera corallina con uno squalo alle calcagna non sembra una cosa fattibile.

La nostra imbarcazione si avvicina a noi e a bordo cominciano ad intuire che sta succedendo qualcosa di strano. Intanto il Longimanus torna all'attacco. Paolo ci grida di toglierci le bombole per usarle come arma di difesa, ma il mare è troppo agitato e temiamo di venire separati. Volano calci e colpi di videocamera, ma lo squalo non demorde. Ogni volta che lo respingiamo si allontana di pochi metri, poi, inesorabilmente, torna verso di noi. Il respiro si fa affannoso, il cuore batte all'impazzata, e le nostre gambe scalciano continuamente nel tentativo di mantenere l'animale a debita distanza.

Dalla barca ci lanciano una cima con un galleggiante fissato all'estremità, ma il vento impetuoso la rimanda al mittente. A bordo, intanto, scorgono la sagoma grigia che ci gira intorno. Sembra di vivere un film. I ragazzi dell'equipaggio continuano a lanciarci la cima, ma è inutile. Il vento la ferma a mezz'aria. "E poi - mi chiedo - anche se la cima arrivasse fin qui, chi è che la piglia?". Ci rendiamo conto che aggrapparsi alla corda e farsi trascinare ci farebbe perdere di vista il nostro indesiderato "ospite" e ci trasformerebbe in potenziali "esche".

Quasi a voler confermare i nostri timori, lo squalo va a mordicchiare il galleggiante che arriva a pochi metri da noi. La preoccupazione sale alle stelle. Poi, un altro giro, e lo squalo punta nuovamente verso di noi, per l'ottava o nona volta. Paolo riesce finalmente a colpirlo con violenza con la videocamera appena dietro all'occhio destro. Lo squalo sembra demordere e, lentamente, si allontana, si allontana sempre più, fino a scomparire nel blu..."anche se allontanato con violenza, nel giro di un minuto torna ad avvicinarsi alla sua vittima...".

Restiamo immobili per qualche istante, con lo sguardo fisso nella direzione dove lo squalo è scomparso, poi un galleggiante atterra sulle nostre teste. Un ultimo sguardo per vedere se il Longimanus sta tornando sui suoi passi, e, non vedendolo, ci aggrappiamo alla fune e pinneggiamo a tutta forza, mentre l'equipaggio ci traina verso la poppa della barca. Marco viene assalito da crampi ad una gamba e mi afferra la mano sinistra, stringendola forte. E' una stretta che mi fa capire che, dopo circa dieci minuti di "combattimenti", la nostra disperazione è arrivata al limite. Siamo a circa 6/7 metri da poppa, e ci chiediamo se lo squalo sta per arrivare. La barca si impenna sopra le nostre teste, a causa del mare grosso. Dobbiamo attendere un ciclo di onde più basse che ci permettano di salire a bordo del natante. Grazie a Dio la barca si stabilizza per alcuni istanti, e ne approfittiamo per schizzare sulle scalette, mentre i membri dell'equipaggio ci sollevano afferrandoci per la rubinetteria.

Finalmente fuori! Siamo carichi di adrenalina, e ci servono quasi cinque minuti per avere un battito cardiaco "decente". Chi è a bordo sembra quasi più sconvolto di noi.  "Sembrava di vivere un film!" mi dice Giuliano, uno dei nostri buddies.

Paolo, Marco ed io ci guardiamo negli occhi, rendendoci conto di pensare contemporaneamente la stessa cosa: "Per fortuna lo abbiamo visto arrivare! Ma, cosa sarebbe successo se non fosse stato così?" Il muso della squalo avrebbe potuto comparire all'improvviso a meno di dieci centimetri dalla nostra faccia, o magari ci saremmo sentiti strappare una pinna, o.... Meglio non pensarci.

Ci togliamo l'attrezzatura, mentre i nostri compagni restano silenziosi. Paolo va nella dinette per scaricare nel portatile le immagini di questa avventura, Marco sale sul flying bridge, si stende su un materassino e sembra assopirsi, ed io mi siedo a poppa, inebetito, guardando l'orizzonte. L'imbarcazione punta verso Ras Mohammed, dove dovremmo effettuare la nostra seconda immersione, e mi chiedo se avrò la forza di rientrare in acqua. Guardo la superficie del mare, aspettandomi di vedere emergere una pinna dorsale chiazzata di bianco. ma non appare nulla. Il blu rimane blu, e sotto il pelo dell'acqua non appare nessuna lunga chiazza grigiastra. Resto come in trance per quasi un'ora; poi, una voce che sembra giungere da lontano, mi avvisa che fra 5 minuti dobbiamo essere pronti per immergerci a Sark Reef. L'idea di essere in procinto di trovarmi a tu per tu con branchi di carangidi, barracuda giganti e tartarughe, mi spinge ad emergere dai miei pensieri. Mi rimetto l'attrezzatura, prendo la macchina fotografica, scambio un paio di battute con i miei buddies, e ci tuffiamo nuovamente nelle splendie acque del Mar Rosso. Pesci napoleone, cernie e grosso pesce pelagico accompagnano la nostra immersione, facendoci dimenticare la disavventura di poco prima.

E mentre sotto di me un nutrito branco di dentici da vita ad un impressionante vortice vivente, sopre la mia testa si un gruppo di barracuda giganti nuota pigramente verso Yolanda, per poi fare dietro front ; ed allora mi rendo conto che, anche se forse continuerò ad aver paura di veder  una grande pinna pinna dorsale fendere le acque verso di me quando mi troverò in acque dove "nonsi tocca", non rinuncerò mai alle bellezze del mondo marino ed alla straordinarietà degli esseri che lo popolano.

NdA - Questa avventura mi ha insegnato a rispettare ancora di più il mare e le creature meravigliose che lo popolano, squali compresi. Anzi, proprio a loro va spesso il mio pensiero, in quanto vittime di una spietata legge di mercato, in particolar modo quello orientale, che ne sta causando un insensato sterminio per fini meramente commerciali.

 

David

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bullet Postato: 22 Agosto 2005 alle 18:25

Complimenti per la capacità avuta di descrivere in modo così bello ed appassionante la tua incredibile avventura.

Complimenti anche per il coraggio di esserti reimmerso dopo così poco tempo dall'esperienza sconvolgente appena vissuta

Al prossimo racconto

Aida

Amare il Mare è amare la Vita. Così come rispettiamo la Vita, rispettiamo il Mare. stellinamare2001
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davide barzazzi
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bullet Postato: 23 Agosto 2005 alle 14:56

Grazie Stellina.

Non credo di essere stato coraggioso ad immergermi subito dopo l'accaduto. Più che altro, un attimo prima di tornare in acqua ho dovuto mettere sui piatti della bilancia due cose: lo shock per quanto successo da un lato e l'amore per il mare dall'altro. Non potevo sopportare l'idea di star fuori dall'acqua magari per altri 35 anni! E quindi...pluffffff!

Scrivere questa avventura mi è servito per esorcizzare le paure che ogni tanto riemergono. E, se devo essere sincero, l'ho scritta e riscritta almeno 20 volte prima di giungere alla stesura finale. Infatti, ogni volta che giungevo a metà racconto, mi pareva di essere ancora in acqua col "Longi", di conseguenza mi innervosivo e cominciavo ad andare nel pallone, scrivevo confusamente, e poi cancellavo tutto.

Di tanto in tanto,quando riguardo il video dell'immersione però, un po' di adrenalina si fa ancora sentire.

Ciao! 

David

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bullet Postato: 23 Agosto 2005 alle 16:50

E' più che normale una leggera "sindrome da shock post trauma"

L'importante è saper reagire

Non ricordo chi abbia detto:" Non è importante quante volte cadi, l'importante è rialzarsi ogni volta ", so però che trattasi di sacrosanta verità..

Io ne ho fatto una filosofia di vita

A presto

Aida

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bullet Postato: 24 Agosto 2005 alle 16:18
 Ciao Davide,

complimenti per il bellissimo racconto, sicuramente alcuni episodi delle nostra vita ci coinvolgono in modo profondo tanto da rimanerci impressi a lungo, ma descriverli in modo da riuscire a trasmettere le medesime sensazioni a chi non era presente non è certo facile.

Bravo!!

Ho avuto la possibilità di vivere un'esperienza simile alla tua e mi piacerebbe aprire un confronto sull'argomento.

Nella madre di tutte le discussione di questo forum, mi riferisco ad "Attacchi squali" con le sue 17 pagine e 270 risposte (ad oggi), parlando del tuo incontro dicevi:

"Cosciente quindi della rarità di incontri così ravvicinati........"  eccetera

Anche io ero convinto che le cose stessero proprio così dopo il mio incontro e l'interesse della rivista Sub per il racconto e per le foto, mi aveva rafforzato questo convincimento. Ma in questi due anni ho trovato diverse riferimenti a episodi del tutto simili.

Sono tutti incontri "ravvicinati" con C.longimanus. Ne cito qualcuno a memoria, ma ne ho letti sicuramente altri di cui non ricordo il link.

Il mio incontro con il longimanus del 2002 con le foto e il racconto scritto "a caldo" appena tornato:

http://www.mar-rosso.it/gazzettino/diariodibordo/testomag.ht m

e l'articolo sullo stesso episodio pubblicato con Massimo Bicciato su Sub Ottobre 2002: 

L'incontro di Stefano il webmaster di Above and Below, reperibile sul suo sito:

http://www.aboveandbelow.net/FotoBelow/Storie/longimano-ita. htm

L'incontro di Pierfranco Dilenge raccontato nell'Articolo di SUB Luglio 2004
"Pericolo Longimano"

http://www.mar-rosso.it/gazzettino/reportage/testo2004ottobr e.htm

L'incontro di Claudio Ziraldo del Dicembre 2004:

http://www.mar-rosso.it/gazzettino/diariodibordo/testo2004di cembre.htm

Tutti questi incontri sono caratterizzati da tre elementi.

1) I sub vengono "spintonati" dal un longimanus.

2) I sub reagiscono restituendo piò o meni gli spintoni.

3) Il longimanus dopo una serie più o meno lunga di approcci, in un modo o nell'altro si allontana.

Tutti gli interessanti escono convinti che tutto sommato gli è andata bene, ma se non avessero fatto questo o quel altro le cose forse sarebbero andate diversamente.

Ora non trovo né articoli, ma i potenziali autori potrebbero essere non più nelle condizioni di scrivere, né comunque notizie di cronaca su episodi finiti diversamente....

E allora mi domando: ma sono proprio attacchi, finiti bene per i sub ( e male per il longimanus)?

Possibile che 'sti poveri longimanus hanno beccato sempre e solo esperti sub pronti a reagire?

Non sarà forse solo un modo con cui i nostri amici esplorano il loro territorio e cercano di mettere le cose in chiaro con gli ospiti?

Forse voi in tre avete vissuto la cosa diversamente. Ma nel mio incontro 1 a 1 ho avuto la netta senzazione che le forze in gioco fossero essai poco equilibrate. Detto in altre parole se avesse voluto mordermi non sarebbero certo bastate le mie patetiche spinte con il flash a dissuaderlo.

Senza voler duplicare la discussione sulla pericolosità o meno degli squali in genere, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate sullo specifico del comportamento dei longimanus e se esiste qualche studio sull'argomento.

Un saluto a tutti

massimiliano

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davide barzazzi
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bullet Postato: 25 Agosto 2005 alle 00:29

Ciao Massimiliano. Grazie per le tue domande che mi permettono di esprimere il mio pensiero, con la speranza che tali riflessioni possano essere utili.

Innanzitutto mi trovo d'accordo con  ciò che dici alla fine della tua mail e le tue domande sono in realtà delle giuste riflessioni che mi portano a confermare che il Longimanus è uno squalo molto curioso e, differentemente da altri suoi "colleghi" che attaccano con una certa rapidità, cerca di avere molti contatti con l'oggetto delle sue attenzioni prima di attaccarlo o di assaggiarlo.

Nel mio racconto ho usato termini come "arriva", "ci viene addosso", "non demorde", "punta nuovamente verso di noi", (e solo in un caso ho utilizzato la frase "torna all'attacco" con l'intenzione di dire che l'animale in questione non voleva lasciarci perdere) con lo scopo di non colpevolizzare o accusare il Longimanus dandone un'immagine eccessivamente ed ingiustamente negativa  Desideravo, più che altro, descrivere le fortissime sensazioni e le paure provate in quel momento, e la mia scelta di continuare a vivere il mare rispettandolo, accettando le conseguenze che una tale passione può comportare.

Se lo squalo avesse avuto l'intenzione di attaccare sul serio, almeno uno di noi tre si sarebbe ritrovato senza una gamba o senza un braccio nel giro di pochi secondi. Quando ce lo siamo ritrovati addosso per l'ennesima volta, nella mia testa non c'era la paura di morire, ma la certezza che se avesse deciso di mordere, ciascuno di noi aveva il 33% di probabilità di farne le spese. Certo è che quando hai una bestia di più di due metri che non ti molla per dieci minuti e ti ritrovi ad averci un contatto fisico, non sai se o quando deciderà di passare all'azione.

Il Longimanus è curioso, ed è un "esploratore" in grado di percorrere migliaia di chilometri nel giro di poche settimane. Questo lo spinge spesso a solcare mari dove non è facile reperire cibo anche per giorni.

Soprannominato anche "lo squalo dei naufraghi", ha un istinto che lo porta a cercare qualsiasi cosa galleggi, in quanto potenziale fonte di cibo, e che, differentemente da altri suoi cugini che attaccano, assaggiano e poi magari se ne vanno, lui ci deve curiosare intorno per minuti, poi viene a contatto con l'oggetto più volte, poi lo assaggia, poi lo attacca.

Se un Longimanus, o un altro tipo di squalo dai due metri in su, decide di attaccare, spingerlo via con il flash può avere una certa efficacia solo se dentro al flash hai nascosto un bazooka.

Diciamo che i due sub da te citati ed il sottoscritto hanno incontrato degli esemplari dalla curiosità spiccata, e che per fortuna non avevano tanta fame.

Devo però aggiungere un'informazione, omessa nel racconto, in quanto non ho avuto la possibilità di verificarne la veridicità: nei giorni successivi alla mia avventura, ho incontrato vari dive masters ed istruttori che lavoravano a Sharm. Tre di essi, ignari di quanto mi era accaduto, mi hanno raccontato una cosa che mi ha sconvolto. Pare infatti che, il giorno antecedente ai fatti descritti nel mio racconto, proprio nel sito del Dunraven, un subacqueo di lingua tedesca sia stato morso da un Longimanus, con la conseguente perdita di un piede! Uno dei dive masters in questione pare fosse a bordo di una delle barche che erano in zona.Che dire?

Grazie dei link segnalati. Sono utilissimi.

Ciao!!

David

 

davisub
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trigone
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bullet Postato: 25 Agosto 2005 alle 13:15

Ciao a tutti.... complimenti intanto a Davide... mentre leggevo sentivo salire l'angoscia e il cuore che mi batteva veloce.... immagino a voi.

Io (fortunatamente) non ho esperienze da raccontare ma faccio tesoro delle vostre.

Ho letto con attenzione anche quanto scritto e "postato" da Massimiliano e sicuramente i dubbi sulle reali intenzioni vengono.

A me questi atteggiamenti fanno pensare al cane che ti gira intorno ringhiando e mostrando i denti per difendere il proprio territorio...

Ciao

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LucidiMare
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bullet Postato: 25 Agosto 2005 alle 13:51

Mi trovo molto il linea con le vostre considerazioni, mi piace anche l'accostamento con il cane che ringhia ed abbaia per difendere il territorio, anche se la senzazione più vicina che ho provato e quella di quando da ragazzino nelle baruffe di quartiere, quello più grande di turno, senza arrivare alle mani, ti allontanava a spallate e spintoni.

Quanto all'episodio del sub morso al piede, ho frequentato abbastanza il mar rosso e l'ambiente guide e strutturi in genere, di cui per altro ho fatto parte a lungo, per adottare una discreta prudenza nella valutazione dei racconti. Spero che nessuno si offenda, perché non voglio mettere in dubbio la buona fede di quanti svolgono un'attività sicuramente affascinante e indispensabile, ma che anche veramente dura nel quotidiano. Ma i racconti tendono inevitabilmente ad arricchirsi ed ingigantirsi passando di bocca in bocca. Mi è anche capitato di sentire raccontato l'episodio di cui ero stato protagonista e ti assicuro che non era molto fedele...

Quindi, pur non avendo nessun motivo di dubitare del racconto del sub tedesco, mi sembra molto strano che episodi, come l'attacco di uno squalo, che, forse per le nostre paure innate, attirano sempre l'interesse anche dei "non sub" passino sotto silenzio.

Non so se avete avuto la pazienza di leggere il mio racconto "a caldo"  (non quello su Sub che ha subito qualche ritocco editoriale), ma al momento dell'entrata in acqua dell'immersione che poi si è conclusa con l'incontro ravvicinato, è avvenuto un fatto a cui lì per lì non diedi alcun peso.

La nostra crociera non era su una delle tipiche barche sub del mar rosso, ma a bordo di un caicco turco. Dal caicco, che  potrei definire come figlio di  una barca a vela e di un peschereccio,  si entra saltando in acqua da circa un metro e mezzo di altezza perché che non ha la comoda piattaforma a poppa.

Al momento dell'entrata, quindi, si fa un gran rumore e spesso si affonda un po' più del dovuto.

Bene, mentre, appena entrato, stavo in superficie con la testa in acqua armeggiando con macchina fotografica e flash (ho la mania di ricontrollare tutto prima di immergermi), un mio compagno di viaggio salta in acqua molto vicino a me, 

Sento il tonfo sordo del tuffo, l'acqua si fa tutta bianca di bollicine, ho appena il tempo di iniziare qualche cattivo pensiero su di me che non mi ero spostato abbastanza e su di lui che poteva saltare un po' più in la, che vedo dal fondo venire su come un siluro il longimanus verso il mio amico Giuliano

Istintivamente faccio una mezza capriola (sic con le bombole!), verso lo squalo e altrettanto istintivamente scatto una foto. Ci troviamo faccia a faccia per una frazione di secondo poi lui scarta decisamente sfiorandomi la maschera con la coda e scompare. Io, con ancora con il boccaglio in bocca e il gav mezzo gonfio, concludo la mia goffa capovolta tornando a galleggiare in superficie.

Giuliano, vede questo movimento inconsulto e  guardando verso il basso fa appena in tempo per vedere il longimanus che se ne va.

La foto scattata in movimento ad 1/60 e con il flash ancora spento non è certo un gran che, ma è utile a testimoniare l'accaduto. Comunque si vedono lo squalo, le bollicine e la pinna di Giuliano. Abbiate la bontà di passarmela come "foto d'azione".

Di nuovo allora, il caro Giuliano mi è debitore di un paio di pinne o forse di un piedino? Continuo a pensare di no.

Se non fosse avvenuto l'incontro "vero" alla fine di quella immersione, avrei dato un'importanza molto relativa all'episodio.

Se non ci fossi stato in acqua in quel punto, lui non si sarebbe accorto di niente  e niente sarebbe probabilmente successo. Chissà magari quante altre volte è successo qualcosa di simile. Molti sub in superficie, se l'attesa si prolunga un po', tendono a togliersi la maschera. Chissà quanti squali vengono magari ad annusare le pinne.

Visto che l'apprezzamento per i link, aggiungo questi che  ho ritrovato.

E' il racconto di sub alle prese con un longimanus mentre fotografava focene nel pacifico.

Questo è il link alla storia originale in inglese:

http://www.oceanstar.com/shark/babbitt.htm

e questa è la traduzione in italiano ospitata su www.squali.com:

http://www.squali.com/schede/Carcharhinus_longimanus_babbit. php

Un saluto a tutti e grazie per le vostre opinioni

Massimiliano

 

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bullet Postato: 25 Agosto 2005 alle 19:14

Massimilià,

ma come, abbiamo chiacchierato tanto, io e te e non mi hai mai "confidato" queste ricche avventure! Appena ci rivediamo da vicino me le devi raccontare tu direttamente, con la tua mimica e la tua bravura consuete che fanno appassionare chiunque si trovi ad ascoltare!!

E così anche tu hai all'attivo l' incontro con lo squalo...

Va bè, vuol dire che per non sentirmi esclusa, prima che finisca l'estate, mi devo trovare uno squalo che mi faccia fare una figura almeno dignitosa in questo contesto di "voi uomini duri"

A presto

Aida

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bullet Postato: 25 Agosto 2005 alle 19:24

Miiiiiiiiii! Massi, sei un giacimento di links utilissimi. Grazie!

Concordo con te circa  racconti che passano di sub in sub, e proprio per questo ho specificato che la notizia era tutta da verificare. Ho voluto solamente riportare un episodio correlato alla mia avventura. Anche perchè, essendo di Venezia ed andando spesso a pesca, ne ho sentite di cotte e di crude su catture miracolose. Io stesso mi sono trovato a pescare un'ombrina di un chilo e otto, e dopo tre giorni un amico mi ha chiesto quanta fatica avessi fatto per tirare su un'ombrina da tre chili e mezzo!

A questo punto mi è lecito pensare che tu sei "quel" Massimiliano B. che, con Massimo B. ha convissuto l'avventura descritta nel n°205 di SUB. Scusami ma sono un po' "slow" in questi giorni, ma adesso mi sono svegliato.

Devo dirti una cosa. A riprova del fatto che in situazioni di emergenza, se  non ti fai prendere dal panico ed hai un buon addestramento, tutto quello che ti può aiutare ti emerge dalla mente in un nanosecondo, mentre ero in acqua con il Longi, la prima cosa che mi è venuta in mente è stato il tuo articolo, che avevo imparato quasi a memoria, e che mi sfrecciava davanti agli occhi come un microfilm, e la mia mente cercava di estrapolarne tutte le notizie che mi potevano essere utili per comportarmi nella maniera più adeguata. E la cosa si è rivelata utile.

Quindi, ti sono debitore!!!!

Vorrà dire che se passi per Venezia mi saprò sdebitare.

Ciaooo!

David

 

 

 

davisub
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bullet Postato: 26 Agosto 2005 alle 12:08

Carissimi,

ora mi sento un bel po' sopravvalutato.

A Stellina vorrei dire che ho incontrato lo squalo, ma chissà se ho fatto una figura "almeno dignitosa" bisognerebbe chiedere a chi ha visto la scena dall'esterno...(secondo me ha fatto più bella figura lo squalo, ma io, stando qui all'asciutto, me ne approfitto un po' perché tanto lui sul forum non ci scrive)

Devo dire che tutto ho pensato mentre scrivevo quel racconto tranne al fatto che potesse essere utile a qualcuno (a proposito, non ricordo se era il numero 205 di SUB ma se l'articolo che citi è questo qui sotto, allora sì sono io.)

E poi mi sembra una responsabilità pericolosa, pensa se mentre Davide seguiva le istruzione del microfilm lo squalo lo mordeva, minimo mi faceva causa!

Comunque Davide, visto che mi devi la vita, (o forse al massimo solo un pinna), un cosina te la vorrei chiedere.

Mi piacerebbe molto vedere il tuo filmato, non è che sarebbe possibile scaricarlo su un CD o qualcosa di simile e mandarmelo? Naturalmente spese a mio carico.

Un saluto e grazie a tutti

Massimiliano

 

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bullet Postato: 20 Novembre 2006 alle 17:50
Un saluto a Davide, Massimiliano ed a quanti sono intervenuti ed interverrano in questo post.
Navigando nel forum non mi ero accorto di questo racconto e colgo l'occasione adesso per raccontare la mia personale esperienza con un Longimano.
Ero lo scorso settembre alle isole Fiji, per la precisione a Taveuni, nel Somosomo Strait, luogo di fantastiche immersioni.
Eravamo scesi in acqua in 5: la guida, io, una coppia di giovani giapponesi ed un signore tedesco di mezz'età.  Si trattava di un'immersione in corrente lungo un reef pieno di alcionari e di pesce di passaggio. Circa a metà dell'immersione il signore tedesco segnala alla guida i 50 bar, la forte corrente ed un pò di inesperienza gli hanno giocato un brutto scherzo. Il divemaster risale quindi con lui verso la superficie indicando a noi tre, tutti subacquei esperti, di proseguire l'immersione lungo la parete.
Già nel briefing la guida ci aveva spiegato che la corrente sarebbe di lì a poco cambiata e che, in occasione della sosta di sicurezza a 5 metri, avremmo dovuto lasciare la piattaforma del reef (circa a 8 metri) e lasciarci portare verso il largo dalla corrente.  La barca, che seguiva le nostre bolle, ci avrebbe puntualmente recuperato alla fine dei canonici 3 minuti di sosta.
Raggiunti quindi i 50 bar io e miei due compagni ci scambiamo un cenno d'intesa ed iniziamo a risalire sino ai 5 metri. La corrente, come previsto, ci allontana velocemente dal reef; stiamo giusto controllando i nostri computers per verificare la profondità quando, dalla nostra destra, spunta la sagoma di un Longimano di circa 3 metri, accompagnato da uno sciame di piccoli pesci pilota.  La nostra prima reazione è di entusiasmo per l'incontro inatteso, ma l'entusiasmo lascia presto il posto all'inquietudine: infatti lo squalo inizia a girarci intorno disegnando dei cerchi concentrici sempre più stretti.  Basta un semplice sguardo e, nonostante la distanza culturale e geografica, io e i miei compagni d'avventura ci capiamo al volo e controcorrente ci mettiamo a pinneggiare come pazzi verso il reef, riguadagnando in breve il ridosso della parete.
Il problema ora è un altro, fra lo sforzo e il comprensibile affanno dovuto alla situazione "di emergenza" il mio manometro misura adesso 30 bar, quello del ragazzo giapponese altrettanti, solo quello della sua compagna ha ancora più di 50 bar.  Riepilogo nella mia mente la situazione: siamo a 9 metri di profondità, ho 30 bar nella bombola ed un pesciolone di 3 metri che ci gira sulla testa e di cui non conosco le reali intenzioni, ma che so essere rinomato come "lo squalo dei naufraghi".
Penso a quanto imparato nei vari corsi: fermati, respira, pensa, agisci.
Ok, mi dico: ho un'adeguata preparazione e quindi mi sono fermato, ora controllo il mio respiro e sto pensando razionalmente. Si, ma perchè nei manuali non c'è scritto come spiegare tutto questo ad un Longimano ?
Per fortuna, dopo ancora qualche secondo lo squalo si allontana da noi, scomparendo in breve dalla nostra vista.
Attendiamo ancora qualche minuto e, prima che l'aria finisca definitivamente ci facciamo un segnale e risaliamo rapidamente verso la superficie, saltando la sosta a 5 metri ed evitando così che la corrente ci porti ancora troppo lontano dal reef.
La barca ovviamente ci stava attendendo verso il largo, ed il minuto/minuto e mezzo che trascorre prima che ci raccolga sembra non passare mai.  Io comunque non mi tolgo nè maschera nè erogatore e resto fino all'ultimo istante con la testa sott'acqua a scrutare il blu: se per caso lo squalo tornasse vorrei quantomeno vederlo arrivare!
Per fortuna finisce tutto bene e, una volta all'asciutto sulla barca, fra biscotti e fette di ananas la tensione si stempera con scherzi e battute.
Ma dentro di me so di aver vissuto un'esperienza niente male!
E' comunque bello sapere che anche altri che hanno condiviso un'avventura simile se la siano cavata con un pò di spavento e nient'altro.
Segno che questi squali non sono poi così cattivi come li vogliono far passare.
Francesco

"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare....."

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bullet Postato: 21 Novembre 2006 alle 09:11

Ciao Francesco e grazie per questa tua  testimonianza che ci ha trasmesso forti emozioni.

Personalmente spero di reincontrare il Longimanus in una situazione un po' più tranquilla e munito della mia inseparabile macchina fotografica, anche perchè è un essere molto affascinante, e adesso che ho capito (fino ad un certo punto) come si comporta, penso che saprei gestire un po' meglio le mie emozioni (spero). Vi farò sapere.
 
Un paio di immagini del suddetto Longi, di bassa qualita perchè sono still da video, le potete trovare nella mia galleria su Gallerie Personali di www.scubaportal.it.
 
Francesco, grazie ancora per il tuo intervento.
 
Un caro saluto
 
David
 
 
 
 
 
 
 
davisub
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nucciodiver
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bullet Postato: 21 Novembre 2006 alle 10:58

Grazie a te, David.

Il tuo racconto è di un realismo tale che quando l'ho letto mi sembrava di stare in acqua con te!

Sinceramente spero anch'io di reincontrare un giorno il nostro amico Longimanus. Effettivamente, una volta all'asciutto, ho potuto apprezzare la straordinarietà dell'incontro, il "Longi" è davvero uno squalo impressionante!  Chissà, però, se sarei in grado di gestire la situazione. Quando ti trovi in acqua con lui non è che ti senti proprio a tuo agio...

Grazie per il link, un saluto anche a te.
Francesco

"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare....."

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bluedepth
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bullet Postato: 17 Maggio 2007 alle 11:56
Ragazzi buondì!
Sono veramente fantastici i racconti che avete riportato e le discussioni fra compagni di esperienza che ne conseguono!
Io ho visto il classico White Tip (pinna bianca) nel '93 a Sharm, nel  settembre 2005 ci sono ritornato e pur avendo fatto immersioni in tutti i punti dove solitamente si trovano a "pascolare" scuole intere di pesci martello e pinne bianche non ne abbiamo avvistato nemmeno uno. Parlando con vari istruttori di altri diving e quelllo a cui mi ero appoggiato mi han spiegato che in quelle settimane si erano verificate due situazioni curiose. Anzitutto a Ras Mohamed era stato avvistato più volte uno squalo balena!! (Sarebbe stato un incontro mozzafiato, ma non è direttamente collegato con la scarsità di squali). Inoltre, e anche più pericoloso, erano stati avvistati 2 grandi esemplari di squalo tigre, madre e figlio. Il figlio era di circa 4 mt.. A causa di questa presenza insistente molti squali della barriera si erano dileguati perché avevano subito attacchi dai tigre. Qualcuno è stato nello stesso periodo e può confermare quanto a me riferito? Ad ogni modo, non avevo idea che potessero esser violenti anche fra di loro fino a far allontanare centinaia di esemplari!
Condivido tutti i pensieri sullo squalo e sulla sua "immagine" così storpiata. Io li amo tanto, c'è poco da dire, sono una "macchina" perfetta, sono la testimonianza vera di una creatura che vive di solo istinto primordiale. Quasi una creatura del passato che in milioni di anni ha avuto modo di perfezionarsi sempre più, ma anche di differenziarsi in più di 300 specie nel mondo. Bisogna saperli apprezzare e rispettare, anche quelli pericolosi, non serve a niente ucciderli.
Un proverbio cinese dice "bisogna aver rispetto per il mare"....
...ma un altro è ancora più efficace, dice "bisogna aver paura del mare". E' solo con la paura che un essere umano si può comportare in modo da imparare a conoscerlo e a rispettarlo. Questo vale per tutti i suoi abitanti,che ci ospitano con tanta curiosità ogni volta che ci mettiamo il nostro 15 litri sulle spalle!
Cosa ne dite?
Buone bolle a tutti!
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Franco Iannello
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bullet Postato: 17 Maggio 2007 alle 12:27
Postato originariamente da bluedepth

Un proverbio cinese dice "bisogna aver rispetto per il mare".......ma un altro è ancora più efficace, dice "bisogna aver paura del mare". E' solo con la paura che un essere umano si può comportare in modo da imparare a conoscerlo e a rispettarlo. Questo vale per tutti i suoi abitanti,che ci ospitano con tanta curiosità ogni volta che ci mettiamo il nostro 15 litri sulle spalle!
Cosa ne dite?
Buone bolle a tutti!

"la vita è rispetto. Il rispetto è vivere."
Questa è una mia frase.
L'uomo (come specie) è facilmente "influenzabile" da tutti.
I media, parlando di Squali, hanno fatto la loro parte negativa.
Adesso si cerca di correre ai ripari.
Se riflettiamo per un attimo, se mettiamo da parte per 30 secondi tutti i vari "pregiudizi" e guardiamo il modo di essere degli Squali (o altri animali marini e non), ci rendiamo conto che il loro comportamento è di gran lunga più rispettoso dell'uomo "evoluto".
Il loro naturale comportamento ci fa apparire sempre più piccoli.
Ma questa.....................è solo una mia opinione.
Grazie Andrea.Wink


....chi non rispetta non avrà rispetto!!
Franco Iannello
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