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Formazione ed orientamento
 Forum di MondoMarino.net : Biologia Marina : Formazione ed orientamento
Icona di Messaggio Topic: Dritte su Biologia a Napoli(Topic Chiuso Topic Chiuso) Rispondi al Topic Posta un nuovo Topic
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wickedherper
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Iscritto dal : 07 Gennaio 2006
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bullet Topic: Dritte su Biologia a Napoli
    Postato: 20 Giugno 2006 alle 20:39
Salve a tutti. Io sono amante del mare come voi, e a Settembre vorrei immatricolarmi a Biologia delle Prod. Marine alla Federico II. Io vorrei immatricolarmi, perchè oltre all'affascinante mondo marino....sono molto interessato a tutto ciò che riguarda l'ittiopatologia, acquacoltura e biotecnologie...... secondo voi è "LA RETTA VIA"?SmileWink
AT YOUR RYSK....WICKEDHERPER!!!
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wickedherper
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Iscritto dal : 07 Gennaio 2006
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bullet Postato: 21 Giugno 2006 alle 15:21
Ciao ragazzi....ieri girovagando per il web ho trovato  un sito interessante www.acquacoltura.unina.it......... volevo sapere se è una specializzazione post laurea in Biologia delle Produzioni Marine, oppure una laurea a se stanteSmile
 
 
 
 
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stellinamare200
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Iscritto dal : 12 Aprile 2004
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bullet Postato: 22 Giugno 2006 alle 10:56
Ciao!
Io mi sono laureata in Biologia delle Produzioni Marine indirizzo "Controllo Biologico e Qualità" alla Federico II, perciò mi sento di dirti che attraverso questo iter hai ottime probabilità di perseguire i tuoi obiettivi.
Il link del CdL è : www.produzionimarine.unina.it
Visitalo, così ti chiarirai meglio le idee!
A presto
Aida
Amare il Mare è amare la Vita. Così come rispettiamo la Vita, rispettiamo il Mare. stellinamare2001
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wickedherper
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bullet Postato: 22 Giugno 2006 alle 20:00
Mille grazie stellina!Smile....allora sicuramente mi iscriverò a questo indirizzo...perchè ero in bilico tra codesto indirizzo e Scienze Naturali.....poi ho visto che è un corso fatto molto bene....ho conosciuto dei ragazzi via email che me ne hanno parlato.......perfect!Wink
 
 
 
Purtroppo oggi il mondo dell'aquacoltura MADE IN ITALY è molto in calo....tanti miei amici ricercatori per sbarcare il lunario sono andati nei paesi dell'est europeo od in America...come io.....ma sinceramente mi sono reso conto che noi italiani non siamo così fessi e abbiamo biotopi di produzione 1000 volte superiori a quelli loro......strano ma vero.....in USA se gli impianti non fossero gestiti da Europei (inglesi, italiani, tedeschi ed olandesi)non otterrebbero nulla...anche perchè il loro iter universitario non è ben "folto" come il nostro, quindi....WinkBig smile
AT YOUR RYSK....WICKEDHERPER!!!
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Posidonia
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bullet Postato: 13 Luglio 2007 alle 22:08
ANKIO HO FATTO LA TRIENNALE IN PRODUZIONI MARINE CON INDIRIZZO BIOTECNOLOGICO...BEH SE TORNASSI INDIETRO FAREI SCIENZE BIOLOGICHE KON LA SPECIALISTIKA KE STO FREQUENTANDO..comunque FAI 1 SCELTA BUONA Big smile

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Modificato da Franco62© - 13 Luglio 2007 alle 22:57
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giorupta
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bullet Postato: 13 Luglio 2007 alle 23:56
    Ciao,
vorrei porre un quesito. Ho visitato molte volte impianti di acquacoltura (pesci di acqua dolce, di mare, molluschi), e mi chiedo come può conciliarsi l'amore per la vita marina con quelli che oramai sono definiti (termine coniato dal grande Marchesini) lager zootecnici. Provo a motivare il mio pensiero:

1)Dal punto di vista ecologico gli allevamenti non sono sostenibili (mi riferisco alle efficienze ecologiche lungo la catena trofica, cioè il pesce per essere allevato ha bisogno di altro -e molto- pesce, il tutto in barba all'overfishing).
2) I mangimi di origine vegetale non sono equivalenti, non contengono i preziosi omega 3 fondamentali per i pesci di mare. In realtà sono molto più poveri di quello che dicono. Anzi spesso i mangimi sono sottoprodotti dell'industria dello scatolame, dei macelli ecc...


3)Impoverimento genico. Tutti gli allevamenti selezionano riproduttori di maggior dimensioni, e dopo generazioni (una all'anno in media) viene meno la mescolanza genica. Questo comporta due gravi conseguenze a)malattie e uso massivo di antibiotici (ho visto di persona gettare in vasche contenitori da 20 litri, direttamente tali e quali, cosi, nell'acqua) b)nel caso di fughe dagli allevamenti (frequentissime) le specie allevate si riproducono con quelle selvatiche, impoverendo la specie a causa della bassa qualità genica del riproduttore allevato.
Questa considerazione è ben approfondita nel testo di Silvestro Greco, titolo: Guarda che mare. Sono riportati esempi noti e meno noti.

4) L'importazione di specie alloctone comporta l'estinzione di quelle autoctone. In genere si importano quelle allloctone perchè resistenti e facili da allevare. Un esempio? la vongola verace che credete di gustare nei ristoranti in realtà non è tapes semidecussatus, ma la t. philipphinarum. La specie adriatica è ormai considerata estinta.

5)soppressione delle esigenze ecologiche ed etologiche. Pensate agli allevamenti in gabbie off-shore dei tonni, si tratta di specie che si muovono di continuo, mentre nelle gabbie non hanno lo spazio neanche per girarsi. In alcuni allevamenti di trote si arriva a 30.000 esemplari di un mese per metro quadro (Fonte: Marchesini et al)

6)Pratiche innaturali. Pensate all'ipofisazione che nel cefalo provoca l'80% di malformazioni dei nuovi nati a causa della sovramaturazione delle uova. Oppure all'insufflazione di aria nella cavità addominale, sempre nei pesci di taglia media, per provocare la fuoriuscita delle uova. Non conosco pratica più abberrante.

potrei continuare, ma preferisco fermarmi e magari poter leggere alcune vostre considerazioni. Purtroppo la sofferenza degli animali marini non è contemplata e se in un ristorante mettono a bollire vivo un polpo nessuno se ne accorge.
Ricordo dalle lezioni all'università, dove il mio prof affermava che l'attuale acquacoltura non è più sostenibile, dal punto di vista ecologico e ambientale, ebbene sono perfettamente d'accordo...scopo unico dell'acquacoltura è quello di qualsiasi altra attività gestita in chiave imprenditoriale, e cioè il profitto


Tutto questo è compatibile con l'amore per il mare?

Non me ne vogliate, non è una critica a chi ha scelto un certo filone di studi, e sarei contento di sapere cosa ne pensate...
saluti




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stellinamare200
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bullet Postato: 14 Luglio 2007 alle 09:06
Le pratiche che hai descritto non sono assolutamente quelle consentite e, sopratutto, quelle che danno migliori risultati. Impianti del genere si rovinano da soli nel giro di pochissimo tempo.
Io mi occupo, nel campo della ricerca, proprio delle dinamiche e delle tematiche da te citate e proprio in questo periodo mi sto battendo come un leone contro il tentativo messo in atto a Cetara (Costiera Amalfitana) di mettere all'ingrasso tonni rossi in gabbie praticamente prospicienti il mare.
Non è assolutamente da demonizzare, l'acquacoltura, anzi, bisogna studiare sempre di più per ottimizzarla in quanto non è assolutamente più pensabile di continuare a pescare in mare come si faceva una volta. Siamo tanti, sulla terra e mal disciplinati in materia di pesca. Tutti cercano di aggirare la legge ed il risultato è un ecosistema sempre più compromesso, con specie praticamente sull'orlo dell'estinzione!! Ed una volta estinte, non si sa che riprcussioni ci saranno nell'ambiente marino...
Cercherò di spiegarti meglio come funzionano i vari step degli impianti..nei vari impianti, magari in risposta a qualche tua domanda mirata, altrimenti dovrei scrivere l'equivalente di una tesi, quì!
A presto
Aida


Modificato da stellinamare200 - 14 Luglio 2007 alle 09:07
Amare il Mare è amare la Vita. Così come rispettiamo la Vita, rispettiamo il Mare. stellinamare2001
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bullet Postato: 14 Luglio 2007 alle 13:27
X GIORUPTA: CIAO GUARDA IOHO VISITATO DIVERSI IMPIANTI E TI DIRò CHE QUELLI CHE HO OSSERVATO FUNZIONANO MOLTO BENE..NON SO TU DOVE SIA ANDATA...PER QUANTO CONCERNE LE PRATICHE "ARTIFICIALI" BEH QUELLE SONO INEVITABILI NATURALMENTE SENZA PROVOCARE ALCUNA FORMA DI STRESS AL PESCE...E POI RICORDA CHE 1 IMPIANTO DEVE ADOTTARE 1 PRATICA SOSTENIBILE CONSIDERARE QUINDI LE TRE SFERE: BIOLOGICA, SOCIALE  ED ECONOMICA...CAPISCI?? CIAO 1 ABBRACCIO

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Modificato da Franco62© - 14 Luglio 2007 alle 13:37
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giorupta
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bullet Postato: 14 Luglio 2007 alle 23:22
    Per stellinamare200 e posidonia:

Ciao, non è mia intenzione demonizzare un intero settore, ne sminuire gli studi che state facendo....
Secondo me le pratiche intensive di allevamento delle specie ittiche hanno cominciato ad evidenziare problematiche ambientali gia dagli anni ’80, problematiche che da allora sono cresciute e che non sono state affrontate. A proposito avrei delle domande, per esempio la maggior parte delle specie allevate in Italia sono tutte carnivore, e vengono nutrite 1)con specie eduli per l’uomo, così si ottengono esemplari di qualità ma il tutto in barba al problema della sovrapesca, 2) con scarti di lavorazione, in tal caso la qualità in termini organolettici è molto bassa. Ecco perchè sui mercati ittici spesso si vedono spigole a prezzi irrisori.
Domanda. Quale è l’approccio che l’acquacoltura intende seguire per ovviare a questi inconvenienti?

Seconda domanda. L’impoverimento genico come viene affrontato? Questo è un problema ben noto nel settore, e produce esemplari come desidera il mercato ma deboli, suscettibili alle malattie, con tutte le conseguenze del caso (antibiotici, sofferenze per gli animali, inquinamento genico delle specie selvatiche in caso di fughe. In Patagonia fuggono dagli allevamenti circa 1 milione di esemplari all’anno che si incrociano poi con gli esemplari selvatici, inquinando geneticamente la popolazione naturale). C’è una soluzione a questo problema?

Sofferenza. Non credo che la fecondazione artificiale non provochi sofferenza nei pesci. E’ stato dimostrato gia negli anni 80 che i pesci sono molto sensibili ai cambiamenti fisici del loro habitat, bastano un paio di gradi della temperatura delle acque, o una piccola variazione del tenore di ossigeno per provocare sofferenza. Il confinamento inoltre stressa praticamente tutte le specie, poichè non è più permesso loro di espletare i comportamenti etologici per cui si sono evolute. Quest’ultimo punto è quello che mi sta più a cuore. In canada ho visto un allevamento sperimentale ove agli esemplari tagliavano parte delle spine delle pinne pettorali, per lo stesso motivo per cui alle ovaiole tagliano il becco, e cioè per evitare che si feriscano tra loro a causa del confinamento e del sovraffollamento. Se a tutto questo aggiungiamo la fecondazione artificiale.......direi che si, anche i pesci soffrono, anche se in apparenza non sembra (peraltro qui si entra nel campo della veterinaria detto “accrescimento antifisiologico e antietologico” osservato in alcuni impianti in Giappone).

Davvero credete che non ci sia sofferenza tra i pesci??

Io ho visto impianti di acquacoltura soprattutto in Italia, poi uno in Canada e uno in Spagna. La tecnica dell’ipofisazione è vietata ma praticata, almeno lo era nel 1997 quando la vidi eseguire la prima volta. Non so però se all’epoca era vietata, forse era legale....

Ciao...

PS: stellinamare200, ottima iniziativa la tua....non credo che i poveri tonni meritino di essere confinati solo per soddisfare la richiesta del mercato giapponese, in bocca al lupo
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stellinamare200
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bullet Postato: 15 Luglio 2007 alle 12:09

Ciao Giorupta,

vorrei sapere a quando risalgono le tue osservazioni visive nazione per nazione, poichè ho letto una data, nel corso del tuo post: 1997. Se il tutto risale a quegli anni, sappi che si era in pieno oscurantismo riguardo l'acquacoltura e vigeva ancora molto il criterio d'integrazione alla pesca e non una pratica a parte. Si usava molto pensare anche al rientro veloce dell'investimento iniziale , quindi si risparmiava sopratutto sui biologi cui era delegato soltanto il compito delle analisi generiche ed il resto al veterianario. I furbi ci sono sempre stati e continueranno ad esserci ma, ti assicuro, l'acquacoltura odierna è tutto un altro mondo. Prima di tutto ci si può specializzare in un settore: non è detto che io debba portare avanti dalla riproduzione alla vendita! Per cui ci sono farm che si dedicano UNICAMENTE alla riproduzione che non avviene con pratiche inumane, ma viene semplicemente riprodotto lo stesso ambiente sia di temperatura che ciclo circadiano specie specifico. Inoltre i riproduttori non sono sempre gli stessi, per cui non avviene come nelle pollicolture dove la povera gallina fa uova finchè non muore per esaurimento! C'è uno stock di riproduttori che si alterna nella riproduzione che avviena come in natura: la femmina emette le uova ed il maschio passa subito dopo spargendo il suo seme. Poi la natura fa il resto, fin dalla selezione delle uova che risultano fecondate e quelle che non lo sono: le prime galleggiano, le seconde no e la vasca è predisposta per eliminare immediatamente le uova non fecondate in modo da evitare patologie che contaminerebbero lo stock valido di uova. A questo punto il cliente acquista la quantità che desidera e se la porta nella sua farm. Anche quì, non è detto che egli sia interessato a tutto il resto del ciclo: la sua farma potrebbe essere "semplicemente" un'avannotteria, dove vanno clienti proprietari di altre farm ad acquistare gli avannotti. La farm che si dedica alla schiusa delle uova ed all'accrescimento della larva fino allo stadio di avannotto che poi passerà alla fase di accrescimento presso (eventualmente) le farm di chi si dedica solo a questo, ha un settore dove viene coltivato fitoplancton e poi zooplancton, fino ai naupli di artemia salina che sono l'ultimo stadio di svezzamento. questo tipo di farm è la più complessa, dal punto di vista della gestione biologica e dove molti biologi marini amano andare: è interessantissima e molte tesi nascono lì!! Arrivano i clienti che acquistano avannotti: le loro farm non dovrebbero essere chiamate "allevamento", ma "ingrasso" degli avannotti che hanno acquistato. Quì la cosa si fa delicata perchè la richiesta del mercato esige carne bianca gradevole al gusto, dal punto di vista organolettico ricca in PUFA (Omega3 e Omega6), priva di grassi ed altamente digeribile. L'aumento di peso viene acquisito mediante una dieta che non prevede l'uso di altri pesci per nutrire quelli in vasca, ma ci sono APPOSITI protocolli di alimentazione che prevedono un pellet con aggiunta di vitamine e minerali specifici per un SANO accrescimento. Man mano che crescono, gli esemplari presenti nelle vasche diminuiscono, perchè parte di essi viene spostata in altre vasche. In genere basta una volta sola diversificare la popolazione perchè la taglia commerciale non è grandissima: deve rientrare il più possibile esattamente in un piatto piano da portata!! A seconda della specie, quindi, può variare il peso, ma di poco. Anche in queste farm, il biologo marino (non più il veterinario!) controlla tutti gli step per garantire un prodotto ottimale. Per quanto riguarda l'impoverimento genico, sappi che si fa l'analisi genomica per scegliere gli esemplari più adatti ed una volta superata l'età ottimale di riproduzione, vengono sostituiti con esemplari cui viene fatta la stessa analisi. Il genoma è quello, ma sappi che esistono un immensità di mutazioni che possono avvenire e molte di queste sono benefiche per la specie : si chiama evoluzione! Bene, una volta individuati i riproduttori più adatti, si dà inizio ad un nuovo ciclo. I "vecchi" vengono addormentati con il freddo repentino, così non soffrono..si addormentano. Le "fughe" sono quasi sempre modalità volontarie messe in atto per liberarsi degli esemplari che non sono più idonei: il protocollo di smaltimento porta delle spese, una "fuga accidentale"...NO

Spero di averti aiutato un pò a capire meglio questo mondo che è molto più articolato di quanto ti ho detto: questo è solo l'A, B , C
 
A presto
Aida  
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bullet Postato: 15 Luglio 2007 alle 12:09
Le tue domande sono giuste e lecite, ed hai perfettamente ragione..l'acquacoltura deve essere e sottolineo deve essere responsabile e rispettosa..Il problema è che ho notato, visitando alcuni degli impianti intensivi e estensivi più grandi e produttivi d'Italia che l'obiettivo da seguire è ottenere uno stock quanto più numeroso in numero di individui e in tempi brevi e ti dirò all'inizio anch'io ero scettico e pensavo che i pesci soffrissero a queste pratiche; ricorda però che l'acquacoltura è nata, a causa dell'aumento demografico, a complementare la mancanza di cibo. Sono d'accordo circa il problema dell'inquinamento genetico ( vedi anche inquinamento provocato dall'introduzione della vongola filippina che ha quasi completamente sostituito la specie endemica), la tecnica dell'ipofisazione è praticata negli impianti con grande successo anche qui in Italia e non so dirti se sia legale o meno..Wink. Lacquacoltura ha decisamente un protocollo da seguire: evitare qualsiasi forma di stress ( manipolazione, stress biologici ...) ma ti assicuro che accelerare i tempi di laboratorio non incide sulla qualità del prodotto finale che dal punto di vista organolettico è ugualmente buono come quello selvatico per di più controllato Ciaooo       
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giorupta
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bullet Postato: 15 Luglio 2007 alle 14:56
Grazie a entrambe per le informazioni.
Le esperienze che ho avuto sul campo risalgono al periodo 1997-1999, poi ho seguito l’acquacoltura esclusivamente sui libri, no ho più avuto possibilità di fare esperienze dirette....
Preciso però che il problema dell’inquinamento genetico e come questo sia legato in buona parte alle pratiche di allevamento è più che mai attuale e le soluzioni proposte non sembrano essere efficaci. Così come sembra che l’acquacoltura non possa in alcun modo incidere sulla riduzione dell’overfishing......spero però di sbagliarmi.
Tra i testi dove ho scovato queste informazioni ci sono:

1-N. Greco e C. Scaffidi, "Guarda che mare", Bra 2007
2-Responsible Marine Aquaculture di James P. McVey, Robert R. Stickney - Technology - 2002



su internet al seguente link e tutte le pagine successive:
   


http://www.pubblicitaitalia.com/cocoon/pubit/riviste/rquery.html?Testata=3&mx=10&artList=yes&ws=acquacoltura&image.x=40&image.y=4&skip=0

Ciao e buon lavoro....
PS qualche testo aggiornato in lingua italiana sulla maricoltura o acquacoltura in generale esiste??
Ho difficoltà a trovarlo...In Inglese? oltre a quello da me citato? grazie
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stellinamare200
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bullet Postato: 15 Luglio 2007 alle 18:18
Quella che voi chiamate "tecnica dell'ipofisazione", evidentemente non è una cosa legale perchè ho una preparazione specifica anche nel campo dell'acquacoltura e nessuno mi ha mai parlato, durante qualche corso, di  questa tecnica...Magari la conosco sotto altro nome...Mi potete spiegare di che tratta? Perchè è grave che io non sappia di una tecnica tanto praticata (se legale)! Se invece è illegale, beh, tutto si spiega
A presto
Aida


Modificato da stellinamare200 - 15 Luglio 2007 alle 18:19
Amare il Mare è amare la Vita. Così come rispettiamo la Vita, rispettiamo il Mare. stellinamare2001
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bullet Postato: 15 Luglio 2007 alle 18:25
IL TESTO MADRE è ACQUACOLTURA RESPONSABILE
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bullet Postato: 15 Luglio 2007 alle 18:30
Perfettamente daccordo!!Thumbs Up E' il testo con il quale ho incominciato ioApprove
A presto
Aida
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bullet Postato: 15 Luglio 2007 alle 20:08
Postato originariamente da stellinamare200

Quella che voi chiamate "tecnica dell'ipofisazione", evidentemente non è una cosa legale perchè ho una preparazione specifica anche nel campo dell'acquacoltura e nessuno mi ha mai parlato, durante qualche corso, di  questa tecnica...Magari la conosco sotto altro nome...Mi potete spiegare di che tratta? Perchè è grave che io non sappia di una tecnica tanto praticata (se legale)! Se invece è illegale, beh, tutto si spiega
A presto

Aida



IPOFISAZIONE: da Marchesini "Acquacoltura intensiva.

< La tecnica dell’ipofisazione consiste nell’iniettare a livello intramuscolare gli estratti ipofisari nei riproduttori. le ipofisi estratte dagli animali macellati vengono dapprima immerse in acetone per circa 24 ore, quindi poste in essicatoi. Successivamente, al momento dell'utilizzo, vengono sminuzzate con mortai e poi omogeneizzate in un solvente con aggiunta del 30% di glicerina. La soluzione è così pronta per essere iniettata ai pesci. Inutile rimarcare lo stress che comporta questa tecnica: ad esempio in una esperienza effettuata nella laguna di Orbetello sul cefalo, la mortalità di questa operazione è risultata del 26%. Gli stessi autori hanno riconosciuto che l'alta mortalità era da attribuire alle ferite e alle escoriazioni che i riproduttori avevano subito al momento della cattura e durante la sosta forzata nei lavórieri.
Gli animali che hanno subito l'ipofisazione vengono generalmente marcati sulla pinna dorsale con un filo colorato per il riconoscimento.
Dopo circa 12 ore i riproduttori sono di nuovo estratti dall'acqua per l'operazione della spremitura. Con l'ipofisazione se le femmine non vengono spremute al più presto si verifica una sovramaturazione delle uova che porta alla comparsa di larve mostruose. Nel cefalo si è arrivati a una incidenza delle malformazioni dell' 80% !
La spremitura consiste nell'esercitare una pressione sull'addome dei pesci per far uscire i prodotti sessuali che cadono in una bacinella sottostante. La fecondazione viene effettuata a secco: così se è importante che la bacinella sia perfettamente asciutta, allo stesso modo i riproduttori vengono asciugati con uno strofinaccio. Dapprima sono spremute le femmine, circa 3 0 4, quindi sulle uova viene riversato il liquido seminale di due maschi. Ma non ci si ferma qui!
Da poco un sistema di origine australiana sostituisce la vecchia spremitura a mano attraverso l'iniezione di aria nella cavità addominale, mediante un ago ipodermico collegato a una pompa a mano (Giordani, Melotti, 1984). L'aria immessa in cavità addominale, premendo sulle ovaie, provoca la fuoriuscita delle uova.
I pesci vengono quindi allevati dallo stadio larvale fino alla fase finale per il consumo con metodi artificiali >.

Secondo me è illegale....
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